Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un revival delle avventure grafiche: da Machinarium a Gemini Rue, dai titoli Telltale a Resonance, i nostri mouse tornano a puntare lo schermo alla ricerca di indizi da scovare, dialoghi da sostenere, enigmi da risolvere.
E-One Studio, una casa di produzione indipendente con sede in Malesia, ha deciso di essere della partita, proponendo al pubblico mondiale Hoodwink, una frizzante avventura ad episodi, distribuita attraverso la piattaforma Origin di Electronic Arts, che ci porta in un mondo distopico, dominato dalla UniCorp, mega-corporazione che ha riunito esseri umani, robot e mutanti in un’unica immensa metropoli conosciuta come Global-One.
Seguiremo le avventure di Michael Bezzle, esperto di “acquisizioni”, un ladruncolo con più senso dell’umorismo che fortuna, alle prese con una cospirazione più grande di lui. D’altronde il buon Michael voleva solo chiedere alla sua amata Francesca di sposarlo: quello che avverrà dopo la proposta di matrimonio sarà ben lontano dalle aspettative del nostro protagonista.
Hoodwink si presenta piuttosto bene, con una grafica 3D resa molto cartoonesca dalla tecnica del Cell-Shading, la stessa che possiamo notare in The Walking Dead o in Borderlands (le ambientazioni esterne ricordano molto da vicino lo scenario post-apocalittico di Pandora): dopo una breve introduzione narrata dal protagonista su uno sfondo nero, ci ritroviamo subito alle prese con un anello da trovare, in quello che sembra l’ufficio di un investigatore privato: l’effetto è comico sin dal principio, dato che per un attimo avremo l’impressione di essere noi i detective… la verità sarà ben altra!
Da lì a breve ci renderemo conto che la premessa, piuttosto movimentata, di Hoodwink è quella di un gioco che punta molto sullo humor nero e il citazionismo: sarà divertente scovare le irriverenti parodie del noir e della fantascienza, con delle battute davvero ben scritte recitate (evito di citarle perché il rischio spoiler è davvero alto).
Proprio la recitazione dei doppiatori, rigorosamente in inglese, è uno dei punti di forza del gioco: il tono surreale è ben sostenuto da attori che caratterizzano alla perfezione i personaggi strampalati e improbabili in cui ci imbatteremo nel corso dell’avventura.
Altro elemento positivo è rappresentato da una colonna sonora jazz ad opera di Leon Willett, compositore già attivo nel mondo dei videogiochi (sua la colonna sonora di Dreamfall del 2006) che risulta gradevole e adatta al mood del gioco, anche se alcuni passaggi mi hanno ricordato molto la soundtrack di Sam & Max Episode One…
A fronte di un’atmosfera interessante e un’ottima qualità dei dialoghi e della recitazione, tuttavia ci ritroviamo davanti a enigmi mai eccessivamente impegnativi, quantomeno a difficoltà “normale” (è possibile scegliere anche “facile” o “difficile” indicati, rispettivamente come “bluff” “con job” e “hoodwink”), cosa che potrebbe un po’ dispiacere agli appassionati di lunga data, così come dei mini-giochi non troppo entusiasmanti (catturare velocemente degli esserini a colpi di mouse, o agitare un palo della luce con un certo ritmo per far cadere il lampione) che, complice un sistema di puntamento non calibrato alla perfezione, potrebbero addirittura risultare fastidiosi.
Trattandosi di un gioco prettamente “indie” e addirittura un’opera prima, le imperfezioni non mancano: innanzitutto i tempi di caricamento che sono piuttosto lunghi, specie all’avvio e al caricamento, tra un capitolo e l’altro addirittura assistiamo a dei cali di frame rate. Tuttavia c’è da dire che l’ultima patch migliora le cose e ho notato con piacere che chi si occupa del supporto tecnico al gioco è sempre disponibile nei confronti dell’utenza e anche abbastanza rapido a fornire risposte e soluzioni, cosa rara di questi tempi.
Sempre in tema di difetti, l’animazione del protagonista in movimento non è il massimo, mentre la sua mimica facciale e le gestualità dei personaggi di contorno sono ben realizzate, contribuendo a dare un tono scanzonato e divertente a tutto il gioco.
Nel corso dell’avventura, inoltre non saranno rari i momenti in cui non sapremo esattamente come procedere, sia perché a volte determinate premesse vengono solo “raccontate” dai personaggi, sia perché a determinate azioni compiute dal protagonista non vi è praticamente alcun “feedback” da parte del gioco: ad esempio dopo aver raccolto un oggetto vitale per superare una certa parte, non vi è alcun commento di Michael o qualunque altro segnale che indichi il successo dell’azione compiuta. Se non si clicca sull’inventario non ci si renderà affatto conto di aver ottenuto l’oggetto in questione.
Questo è un problema che affligge un po’ tutto il gioco e che potrebbe destare qualche perplessità al giocatore: è vero che è presente un sistema di suggerimenti (disattivabile a piacimento) e un tasto che in qualsiasi momento rimanda ad una legenda delle icone di gioco o ad una spiegazione schematica dei mini giochi, a seconda di dove il nostro personaggio si trovi in quel momento, ma è anche vero che, a differenza di altre avventure, Hoodwink “comunica” poco con il giocatore che spesso potrebbe sentirsi disorientato.
Il finale, poi, giunge davvero troppo presto, lasciando moltissime cose in sospeso, come se il gioco si interrompesse proprio al termine delle premesse.
Non avendo visto né un “Episode one” all’apertura del gioco né un “To be Continued” alla sua conclusione, giunto ai titoli di coda sono rimasto alquanto deluso dal modo brusco con cui Hoodwink si congeda dal giocatore, tanto che ho dovuto chiedere alcune delucidazioni al responsabile Media Relations di Free Form Communications, l’agenzia che si occupa della promozione del gioco: mi è stato confermato che Hoowdink è un’avventura che si strutturerà in più episodi, anche se tale aspetto non è esplicitato né sul sito ufficiale del gioco né sulla pagina prodotto di Origin.
Tirando le somme, direi che ci troviamo di fronte un titolo da una parte “acerbo”, con qualche spigolo di troppo, ma che sa catturare comunque l’interesse del giocatore e divertirlo con qualche trovata davvero simpatica.
Il prezzo di vendita al pubblico attualmente è di € 12,90 e credo che questo giochi un po’ a sfavore di Hoodwink, considerata la sua brevità e il fatto che si tratta solo di un episodio pilota. Se il prezzo diminuirà e gli episodi successivi riusciranno a limare un po’ i difetti riscontrati durante la prova del gioco, potremmo trovarci davanti ad una serie che merita davvero di essere presa in considerazione.
Attualmente come episodio uno, il gioco raggiunge comunque la sufficienza perché il potenziale per una bella avventura c’è, tuttavia mi sentirei di consigliare Hoodwink solo agli appassionati e a coloro i quali credono e vogliono investire nel mondo Indie.