Fin dal suo annuncio, Ryse: Son of Rome ha saputo dividere l’utenza sulla qualità del gioco. Tutti erano d’accordo sulla bontà tecnica del titolo. I dubbi sorgevano sulla qualità del gameplay che, da quanto visto nel non troppo lontano ultimo E3 di Los Angeles, sembrava afflitto da un’infinità di Quick Time Event. A nulla sono servite le rassicurazioni dei ragazzi di Crytek che hanno rasserenato solo un poco i giocatori di tutto il mondo, rassicurandoli che il sistema non sarebbe stato troppo invasivo. Vediamo insieme se è così e scopriamo se uno dei giochi di lancio più attesi di Xbox One vale l’acquisto.
Il mio nome è Massimo Decimo…ops, Marius Titus
Inutile dire che le somiglianze con il kolossal “Il Gladiatore” non sono poche. Già dalla presentazione della storia, molti avevano notato le somiglianze tra il film di Ridley Scott e l’ultima fatica di Crytek. Beh, su questo punto vi rassereniamo, la trama è ben diversa. Certo non mancano molte somiglianze che noterete anche voi stessi, ma la direzione è completamente diversa da quella presa dal succitato Massimo.
Marius è infatti un Legionario con la voglia di dimostrare il suo valore, e non solo per la gloria di Roma (nella cui il protagonista fermamente crede), ma anche per rendere orgoglioso suo padre, il senatore Leontius. Tuttavia la vita prospetta brutti scherzi, sopratutto nella Roma di quei tempi, che porteranno il neo soldato a voler vendicare la morte della sua famiglia composta dall’amato padre, la madre e la sorella. Nella sua ricerca della vendetta verso i barbari britanni che hanno massacrato la famiglia davanti ai suoi occhi Marius non solo crescerà mentalmente, ma scoprirà anche molti misteri e si troverà a sradicare il marcio non solo in Britannia, ma anche a Roma.
Per non spoilerarvi troppo la trama, vi diciamo che la storia si regge bene in piedi dal primo all’ultimo minuto, anche se non eccelle. I momenti epici non mancheranno, come anche quelli in cui non potrete evitare di farvi sfuggire una lacrima. Il gioco forse non ritrae la realtà storica dei fatti, ma rappresenta molto fedelmente alcuni lati negativi della Roma di Nerone, quindi scordatevi il Politically Correct.
D’altra parte la caratterizzazione dei personaggi è sufficiente ma di sicuro non vi rimarrà impresso nella mente il carisma di Marius, che purtroppo non può competere con le grandi icone dei videogiochi di oggi. Menzione speciale va però al Comandante Vitellio, che sebbene appaia molto meno ha una caratterizzazione più decisa, anche se naturalmente non entrerà nella storia.
(S.P.Q.R) Sono Pixellati Questi Romani?
Il comparto grafico di Ryse di sicuro merita un discorso a parte da tutto il resto, e su questo pensiamo che tutti i giocatori del mondo siano d’accordo. Ryse è un gioco bellissimo da vedere, e di sicuro tra i più belli da vivere. Neanche un dettaglio è fuori posto.
Ogni texture riesce a dare vita a quello che sembra un quadro magnifico. Vi imbatterete molto di rado in qualche imperfezione grafica (io ne ho vista solo una) e dimostra ancora una volta che Crytek è maestra in questo comparto. Dimostra anche che il Cryengine è un motore grafico che ad oggi teme veramente pochi rivali in qualsiasi ambito.
Togliendo Marius, modellato in maniera divina in ogni suo dettaglio e in ogni cinghia e piastra della sua armatura, è da notare anche l’ottimo lavoro fatto con i nemici e i personaggi secondari. Ogni personaggio è dettagliatissimo in ogni suo minimo particolare, il chè rende tutto più immersivo. Purtroppo ad ammazzare questa immersività ci pensano proprio i nemici, tutti uguali tra loro. La loro perfezione grafica è come un pugno in faccia quando vi capita di combattere con tre nemici uguali in ogni dettaglio tra loro. Dite che sono gemelli? Forse sì, peccato che dopo pochi metri dovrete ritrovare altri nemici identici (probabilmente cugini), e così via durante tutto l’arco della campagna.
Ryse: Son of Arkham
Ed eccoci a quello che è uno dei punti deboli della produzione: il sistema di combattimento. Brutto non è, questo ci teniamo a precisarlo, anche perchè si tratta di una versione simile di quello visto nella saga di Batman Arkham (da cui molti sviluppatori ormai prendono più di uno spunto). Un sistema spettacolare e facile da padroneggiare, ma di sicuro noioso dopo poco. Avremo il tasto X adibito all’attacco con la spada che però sarà sempre identico. Il tasto Y servirà per spingere i nemici con lo scudo e abbassare le loro difese o stordirli in caso siano più coriacei e il tasto B che ci permetterà di rotolare, schivando gli attacchi pesanti dei nemici più grossi (che potranno anche essere respinti con lo scudo, ma il tempismo deve essere perfetto in questo caso).
Le tanto criticate esecuzioni invece avverrano tramite la pressione del grilletto destro, che potremo utilizzare solo con un nemico sfiancato, che verrà visualizzato con l’icona di un teschio sulla sua testa. Una condanna a morte certa.
Il sistema in effetti avvia un Quick Time Event che facendo apparire un alone blu o giallo richiederà la pressione del tasto X o Y con un buon tempismo. Il problema è che sbagliando questo QTE, l’azione procederà comunque verso la morte del malcapitato, punendo il giocatore con meno punti.
Facile? Probabilmente sì, ma sfido chiunque a non utilizzarlo nelle fasi finali, quando i nemici sono più agguerriti e sopratutto più vari, richiedendo un tempismo perfetto. Invitiamo l’utenza a non fare l’errore di pensare che ad un sistema di gioco facilmente apprendibile corrisponda un “gioco facile”, perchè Ryse: Son of Rome non lo è. Dopo la prima metà del gioco verremo accerchiati da nemici molto vari, che richiederanno un ottimo tempismo ai livelli di difficoltà più alti. Se poi giocate in leggendario, pochi colpi di spada e vi ritroverete a cena con il creatore.
In aiuto ci arrivano due opzioni: la furia – premendo il tasto RB quando si riempie almeno una barra dell’indicatore posto sotto la vita di Marius, entreremo in modalità furia, dove rallentando il tempo potremo colpire nemici quasi immobili a una velocità maggiore; e i Perk – si tratta di quattro opzioni modificabili con la croce direzionale che ci permetteranno di modificare i bonus in qualsiasi momento. Premendo in basso avremo un po’ di salute per ogni esecuzione. A destra riceveremo più esperienza per ogni nemico ucciso. A sinistra la barra della furia si riempirà più velocemente e infine in alto per avere più potenza di attacco.
Inoltre durante l’arco del gioco avremo la possibilità di potenziare Marius con nuove barre della salute o della furia, e potenziare i perk. Non aspettatevi miglioramenti di armi o delle armature nel single player comunque. Non ci sono armi diverse dalla spada nel corpo a corpo. Sulla distanza avrete a disposizione i giavellotti che potrete trovare in giro per la mappa o raccoglierli dai corpi dei caduti. Ma l’utilizzo di questi sarà ridotto al minimo e solo alcune sezioni ve lo richiederanno obbligatoriamente.
Stesso discorso si applica anche alla testuggine romana, che verrà utilizzata solo in determinate sezioni guidate molto semplici che non spezzano troppo il ritmo. Non mancheranno neanche sezioni dove dovremo sparare da postazioni fisse ai nemici, ma si tratta di qualche piccolo plus che non inficia una campagna purtroppo già poco varia.
Un viaggio corto e noioso
Altro difetto di questo Ryse è proprio dovuto al suddetto sistema di combattimento. Nell’arco della non troppo longeva campagna che può durarvi dalle 5 alle 7 ore (un po’ di più se cercate collezionabili o giocate alla difficoltà maggiore) vi ritroverete a fare sempre la stessa cosa: uccidere. Il sistema di gioco di certo ci spinge a questo, ma avremmo apprezzato qualcosina in più. Niente enigmi, non ci sono. La nostra strada sarà bellissima, ma dritta e prestabilita e le poche sezioni diverse (Testuggine e postazioni fisse) non bastano a variare l’offerta.
Grazie a Giove ci viene incontro un buon multiplayer che in compagnia di un amico (o uno sconosciuto) ci permette di affrontare varie arene nel leggendario Colosseo. Si tratterà sempre e comunque di uccidere orde di nemici, ma di tanto in tanto avremo qualche obbiettivo particolare, come dare fuoco alle buche da cui escono i barbari o difendere dei fantocci dai tentativi di incendio. Un piccolo extra che se affrontato con un amico rappresenta un divertimento leggero e può aumentare la langevità anche grazie ad un sistema di potenziamenti (stavolta anche esteriori) del nostro personalissimo gladiatore.
La poca varietà della arene e la ripetitività del Combat System non la rendono una modalità destinata a durare, ma può comodamente regalare un bel po’ di ore in più ad una longevità non eccelsa. Calcolando quest’ultima potrete giocare aggiungere al single player anche più di 10/12 ore, ma ovviamente la cosa è soggettiva da giocatore a giocatore.
I suoni di Roma
Il comparto sonoro di Ryse è composto da campionature adatte ad ogni situazione. Si parte da una colonna sonora che fa il suo lavoro, anche se difficilmente vi rimarrà impressa nella mente. Siamo ben lontani dalle musiche epiche del gladiatore, ma comunque si adattano bene alle situazioni. Buoni anche gli effetti sonori delle ambientazioni e delle scene d’azione, anche se ovviamente siamo nella media. Il sonoro difficilmente preoccupa i giocatori.
Quello che preoccupa è il doppiaggio, che come ogni gioco pubblicato da Microsoft, è nella nostra lingua. Il lavoro è ottimo e una cosa che porterà questa generazione (si spera) è proprio un aumento qualitativo del doppiaggio. La qualità della recitazione è ottima e il sincrono labbiale non è un problema. Forse la voce di Marius è troppo giovanile rispetto a quella che il personaggio fa apparire, ma comunque fa bene il suo dovere. Avere Luca Ward però non ci sarebbe certo dispiaciuto.