Recensione The Crew
The Crew ha rappresentato, per qualsiasi fan delle quattro ruote, il guanto di sfida lanciato da Ubisoft verso lo splendido Forza Motorsport di Turn10.
L’idea che allettava non poco il popolo videoludico era la possibilità di immergersi in un’ambientazione open-world immensa con componenti social assolutamente ben integrate all’interno del gioco.
Nonostante l’integrazione cosidetta social sia stata pessima in altri racing game come ad esempio Drive Club di Evolution Studios, accendete i motori. Si parte.
Con i vari Need For Speed Underground abbiamo visto evolversi molteplici trame, nei racing game. Nonostante queste funzionino da semplice collante tra una gara e l’altra, non ci aspettavamo una qualche storyline in un gioco che è a tutti gli effetti un MMO corsistico. Ma andiamo per gradi.
Il tutto parte con un focus sul protagonista, Alex Taylor. Alex è in cerca di vendetta dopo la morte del fratello, avvenuta in circostanze assurde per colpa di una gang e di un agente federale non proprio ligio nel seguire la legge.
Il nostro alter ego si infiltrerà quindi in una delle band più rinomate dello stato, e cercherà di scoprire il più possibile su ciò che è accaduto al fratello.
L’evoluzione di quella che è la pseudo trama contenuta in The Crew è la conferma di quanto detto pocanzi.
Risulta essere, nel proseguo dell’avventura, scontata e a tratti banale. Troppo ricca di clichè per poter essere anche solo uno dei punti di forza della produzione.
Ma è un titolo di corse giusto? Quindi passiamo al punto forte.
Le categorie in cui sarà possibile modificare una vettura sono ben 5, ed ognuna di esse è sbloccabile nelle città che ospitano le relative officine.
- Detroid : Spec Tuning
- New York: Spec Off-Road ( Fuoristrada)
- Miami: Spec Extream ( Tuning all’ennesima Potenza , rispetto a Detroit)
- Las Vegas : Spec Raid ( Off-Road all’ennesima Potenza, rispetto a New York)
- Los Angeles: Spec Pista.
Niente male, se pensiamo all’intero mondo di gioco come uno dei più grandi mai creati.
Attenzione però, non tutte le auto potranno essere modificate in un determinato spec. Il nostro compito sarà comunque, come era ovvio che fosse, proseguire nella storia e avanzare di livello. Questo ci permetterà di customizzare al meglio i nostri bolidi e competere in gare sempre più impegnative.
Inoltre, per garantire un evoluzione naturale e graduale, gli sviluppatori hanno settato l’accesso alle officine tuning di ogni citta, garantendo l’ingresso alle stesse solo ai giocatori di un determinato livello.
Proprio l’accesso alle officine sblocca le missioni di quella determinata zona. Oltre alle missioni relative alla storyline principale, potremo affrontare anche quelle secondarie, accessibili direttamente dalla strada. Così come accadeva in Need For Speed Underground 2 e successivamente in Burnout Paradise (lacrimuccia amarcord. Apro Spotify e via con i Guns).
Queste missioni sono comunque varie, rispetto ai due titoli citati prima. Ci potremmo ritrovare a seguire una traiettoria su strada, a colpire bersagli o fare slalom tra i pali. Non rappresentano il massimo, ma il loro scopo è quello di “riempire” gli spostamenti tra una zona e l’altra. E in questo ci riescono al meglio.
Quando completeremo una determinata missione, indipendentemente se principale o secondaria, ci verrà assegnata una medaglia e consegnato un pezzo per l’auto con cui abbiamo completato la missione.
I componenti per le auto non sono un mero accessorio atto a rendere l’auto solo più bella. I componenti aumentano determinate caratteristiche del nostro bolide e il loro valore aumenta a seconda della medaglia assegnataci alla fine dell’evento che abbiamo svolto.
Questo porta a poter (o meglio dover) svolgere i vari compiti sparsi per la mappa nel migliore dei modi. Magari anche ripeterli svariate volte, per poter aumentare di livello ed ottenere sempre di più.
Medesima cosa per il livello del pilota, diviso da quello relativo alle auto, e dotato di un “albero” di sviluppo proprio.
Se la base di The Crew non brilla per originalità, il comparto online che dovrebbe essere il perno principale della produzione fa acqua da tutte le parti.
Le missioni principali possono essere affrontate sia da soli che con la propria Crew, composta da altri giocatori, punto. Perché punto? Perché il sistema delle Crew è cosi debole e superficiale da restare spiazzati.
Potrete affrontare una partita in cooperativa con altri giocatori casuali senza alcun problema. La stessa Crew sarà temporanea, si sciogliera quindi alla fine di un evento.
Se invece creerete una Crew con i vostri amici, non sarà possibile aggregarsi alle altre Crew occasionali, rendendo così restrittivo e assolutamente frustante un sistema che aveva potenziale da vendere.
Siamo chiari, se non avete una super vettura sarà inutile andare a giocare Online. Questo perché, data l’assenza di un matchmaking potrete ritrovarvi a gareggiare contro utenti a livello 50 che indubbiamente vi farebbero a pezzi, e utenti alle prime armi. Questo rende l’ambiente di gioco Online impraticabile senza una macchina pompata al massimo. Inoltre, cercare una partita online porta all’esasperazione più completa. Pensate ad una ricerca di otto giocatori per un evento coop. Assolutamente interminabile.
Proprio per questo, l’idea MMO va a farsi benedire.
Ma i problemi non finiscono qui. Tra i vari difetti metteteci anche un lag perenne, persino su connessioni ADSL come quella del sottoscritto (16 mega effettivi FastWeb).
Insomma, siamo di fronte ad un altro caso di gioco con basi promettenti e sviluppo delle stesse da dimenticare.
È innegabile, il lavoro sulla fisica di The Crew sembra essere uscito da RollCage per PSone.
Primo fra tutti la guidabilità. Che tu abbia un veicolo con trazione posteriore o una 4×4 , l’auto perderà aderenza nella sua parte posteriore. Qualcosa di assolutamente ineccepibile. Il problema può essere in qualche modo evitato solo ai livelli più alti, e agendo nelle impostazioni del veicolo.
Rischiamo di essere ripetitivi, ma nel 2003 anche EA con il primo Underground su PS2 ha fatto meglio!
Senza contare poi il sistema che gestisce gli impatti. A volte vi ritroverete piantati in un punto a bordo pista, così, senza un apparente motivo. Giusto per “marcare” i famosi “punti invisibili”. Ma non solo, se le sportellate a mo’ di cuscinetto in Gran Turismo potevano salvare i meno esperti o i più furbi, in The Crew è come giocare alla roulette. Se ti va bene, ne esci indenne, altrimenti perdi il controllo dell’auto e ti ritrovi sbalzato in chissà quale punto della mappa. Proprio la gestione della gravità è un altro punto a sfavore del titolo. Dopo un salto notevole, l’atterraggio sarà affidato anche in questo caso alla (s)fortuna, visto che il gioco non calcola in maniera precisa nulla, arrivando così a perdere una gara per un atterraggio disastroso. Manco fossimo un Boeing 747.
Il comparto tecnico poi è assolutamente sotto la media. La versione che ci siamo trovati a recensire è quella Xbox 360. La tanto amata console di casa Microsoft ha visto sicuramente titoli migliori sotto il profilo tecnico, anche se non vasti quanto questo.
Proprio in virtù della sua vastità, il dettaglio grafico ha subito probabilmente un downgrade per garantire i 30 fps stabili. Ma anche in questo caso di stabilità non ce traccia. I 30 fps cadono rovinosamente durante le gare, e l’ambiente circostante è assolutamente lontano da qualsiasi lode. I modelli del traffico sono ridicoli, così come i pedoni e la fauna. Solo piccoli scorci saranno carini, il resto è da macinare direttamente in un tritatutto.
Piccola nota di merito va ai modelli di auto presenti nel gioco. Circa 50 e composti da un discreto numero di poligoni.
Ma questo non basta, vista anche l’assenza di una qualsiasi variabilità meteo. Presente solo il ciclo giorno/notte.
Senza contare l’IA, assolutamente pessima in tutto.
Carine le tracce contenute nella colonna sonora, sufficienti tutti gli altri effetti, compresi i rombi delle auto.