Lanciata nel 1998, Grim Fandango fu la penultima avventura grafica (se così la possiamo chiamare) di LucasArts, che negli anni novanta era un vero e proprio leader nello sviluppo di questo genere di giochi. Fu la prima avventura con i personaggi modellati in tre dimensioni di LucasArts e sopratutto ad oggi è ricordata come la migliore mai creata da Tim Schafer. E com’è giusto che sia, eccoci a recensire la versione remaster di un gioco che necessitava di questo trattamento.
La morte è solo l’inizio
La nostra avventura ci vede vestire i panni di Manny Calavera, un impiegato del Dipartimento della Morte che ha per compito la raccolta delle anime fresche di decesso e la conseguente vendita di pacchetti viaggio per l’aldilà. Purtroppo per il nostro Manny non è un periodo tra i migliori, e tutti i clienti facoltosi (le anime pie) passano per le mani di Domino, suo collega al DdM e suo rivale. Nella speranza di tornare ad essere il numero 1 (e di non essere licenziato), Manny ruba una cliente a Domino, Mercedes “Meche” Colomar, che lo metterà su una lunga e avventurosa strada verso la scoperta di alcuni segreti scomodi del Dipartimento e verso l’agognata meta, l’aldilà.
La storia è molto classica, ma anche molto affascinante. Manny è caratterizzato in maniera convincente e anche i comprimari, tra i quali evidenziamo il demone Glottis, sono ottimamente scritti e ci si affeziona molto facilmente. La narrazione è intrisa del classico humor che permea le produzioni di Tim Schafer, con battute piuttosto azzeccate e gag un po’ vecchiotte, ma che strapperanno qualche risata.
Per quanto riguarda il gameplay abbiamo un solo avvertimento: attenzione! Grim Fandango è un’avventura vecchio stile, con alcuni passaggi che richiederanno l’uso di materia grigia, e con anche alcuni enigmi molto ricercati (e ad ammeterlo, alcuni difficilmente immaginabili). Se vi aspettate aiuti dal gioco, beh, sappiate che non ne avrete. È vero che potete andare a leggervi una guida online, ma questo toglie totalmente il piacere e l’appagamento che si prova dopo il superamento di una sezione particolarmente cervellotica. Quindi se vi approciate a questo gioco con lo spirito di uno che gioca alle avventure della Telltale, ripensateci. Grim Fandango richiede dedizione e pazienza, se giocato legit.
R.I.P. (Rimasterizzato in pace)
E ora passiamo al punto focale della recensione, la rimasterizzazione. Partiamo dal dire che, nonostante il piacere di giocare Grim Fandango sul nostro televisore o sulla nostra portatile, questa rimasterizzazione è molto deludente. Prima di tutto i fondali non sono stati ritoccati per niente, lasciandoli intatti e identici a quelli del ’98, cosa che potrete notare anche impostando la grafica originale di gioco. La rimasterizzazione ha messo mano ai modelli poligonali, ridefiniti in maniera ottimale, e agli effetti di luci e ombre completamente nuovi.
A causa di questo processo di rimasterizzazione, giocare a 16:9 è purtroppo sconsigliato, visto che l’immagine si sgrana e crea un effetto parecchio sgradevole da vedere. Il gioco ci farà partire di default con i bordi laterali a destra/sinistra dello schermo, che si rivela essere la scelta migliore. Anche il sistema di controllo è stato rivisto, anche se c’è ancora l’impostazione per giocarlo con i comandi “tank”, cosa che varrà lo sblocco di un bel luccicante trofeo d’oro. Da segnalare anche la presenza del commento audio dei creatori del gioco, che ci darà lumi su alcune chicche presenti ingame e anche qualche aneddoto sullo sviluppo del gioco. Il commento audio è sottotitolato in inglese, mentre il doppiaggio del gioco può essere impostato anche in italiano (con una prova attoriale più che discreta).
Purtroppo dobbiamo segnalare anche la presenza di alcuni freeze del gioco, che ci hanno costretto a riavviare l’applicazione. Inoltre i salvataggi ad oggi richiedono un lasso di tempo molto ampio (circa 40/50 secondi) che in un’avventura grafica sono accettabili, ma comunque snervano un po’ se siete tra quelli che sono abituati a salvare di frequente.