Nella scorsa puntata (“Il Gioco come medium unico”) abbiamo visto la grande connessione tra gioco e realtà, che ci permette di analizzare e comprendere ancora meglio le caratteristiche e le unicità di questo fenomeno. Possiamo inoltre, anche dividere il gioco in almeno tre grandi categorie (visto che è un fenomeno complesso) quali:
1) Il gioco come apprendimento e palestra per la realtà ( quello in età puerile o il gioco come apprendimento), Gioco come esperienza o esercizio per la realtà.
Nel Gioco infantile, spesso libero e senza vere regole, sperimentiamo e ci approcciamo con la realtà, iniziando a sviluppare molte capacità.
2) Gioco della realtà, della vita (è la continuazione del gioco d’esercizio su una base più complessa. La società, il mondo sono formati da attività umane che possono essere viste come giochi più complessi e reali), Gioco come esperienza della realtà e della vita.
Una volta sviluppate le nostre capacità nel Gioco e esserci approciati con la realtà con esso, continuamo a giocare (in modo più complesso e serio) in ambiti quali il lavoro.
3) Giochi di fantasia e di ruolo ( che costruiscono con l’immaginazione propria dell’uomo dimensioni, mondi e vicende fantastiche e permettono di interpretare ruoli distanti dal gioco della realtà e la vita quotidiana; accade nei videogiochi, GDR live…). Gioco come esperienza di fantasia e immaginazione.
Nei Videogiochi spesso ci approcciamo con realtà virtuali di fantasia e “viviamo” un’esperienza di immaginazione pura, legata alla sfera del sogno e della creatività.
MEZZI ESPRESSIVI
Adesso esaminiamo ancora più nel dettaglio le particolarità di questo mezzo espressivo e successivamente cerchiamo di definire il videogioco, come sua evoluzione.
Prima di tutto però, affrontiamo il discorso con ordine: infatti di solito si tende a dire semplicemente che il videogioco e i media digitali siano in qualche modo rivoluzionari per loro caratteristiche (in particolare l’interattività). Ma questa considerazione è troppo superficiale.
D’altronde, dal momento che un medium (o mezzo espressivo) è un filtro che ci permette di comunicare un messaggio usando un linguaggio specifico (visivo,orale…), qualsiasi strumento naturale o artificiale può essere considerato tale. Dunque anche una semplice conversazione può essere un medium, per di più essa è interrattiva perchè io posso intervenire nel messaggio. Quindi non ha senso parlare di caratteristiche cosi rivoluzionarie nei new media digitali, perchè in fondo queste caratteristiche ( su tutte l’interattività) erano già presenti in forme comunicative precedenti come il linguaggio orale.
Ora, appurato che tutto ciò che comunica un messaggio (una storia vera o fittizzia, delle idee, concetti…) può essere visto come un medium(sia naturale che artificiale), abbiamo deciso di realizzare un nuovo metodo di analisi, che tra l’altro rende giustizia alla complessità del fenomeno: quello basato appunto sul gioco. Infatti dal momento che il concetto di gioco può racchiudere una molteplicità di significati e che anche una semplice azione può trasmettere un messaggio; abbiamo realizzato una chiave di lettura (basata tra l’altro su fonti e modelli già definiti da altri autori come Huinzinga) che ci permette di definire meglio la sua complessità.
UNICITA’ DEL GIOCO COME MEZZO ESPRESSIVO
Abbiamo già visto le particolarità che formano il fenomeno del gioco, tanto che possiamo considerarlo qualcosa di speciale e totalmente diverso da un mezzo di comunicazione normale. Inoltre come abbiamo già visto precedentemente e come affermava anche Johan Huizinga (considerato il primo ludologo della storia) nel suo ormai celebre testo Homo Ludens, pubblicato nel 1939:
“.. la cultura nasce in forma ludica, la cultura e’ dapprima giocata. Anche quelle attivita’ che sono indirizzate alla soddisfazione dei bisogni vitali, come per esempio la caccia, nella societa’ arcaica assume la forma ludica. Nei giochi e coi giochi la vita sociale si riveste di forma soprabiologiche che le conferiscono maggior valore. Con quei giochi la collettivita’ esprime la sua interpretazione della vita e del mondo. Questo non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che la cultura, nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco, viene rappresentata in forme e stati d’animo ludici.”
E come abbiamo già visto, per Huizinga quindi, tutta la cultura umana nasce sotto forma di gioco e mantiene la propria forma ludica nel tempo, seppur il processo di consolidazione della cultura, che viene così regolarizzata e diviene tradizione, perde il suo lato giocoso, frivolo, per divenire importante, seriosa per i suoi giocatori che, seppur rimangono tali, cioè giocatori di un gioco inconsapevoli, adesso credono di star facendo qualcos’altro.
Non c’è quindi da stupirsi, viste tutte queste particolarità (caratteristiche che poi troviamo nella realtà e nella vita), se il gioco sia qualcosa di totalmente unico e diverso.
Andiamo ora, più nel dettaglio, ad esaminare tutte le sue unicità anche rispetto ad altri mezzi espressivi.
Interattività:
Questo concetto viene spesso usato a sproposito in molti contesti e risulta essere una sorta di “buzzword“, tuttavia nel gioco è qualcosa di fondamentale. Infatti qui l’interazione avviene con il mondo di gioco (che può essere provvisorio), con oggetti, persone e più in generale con la realtà.
Quella dell’interattività è sicuramente una delle caratteristiche peculiari e chiave nel gioco. Non dimentichiamoci che però in altri mezzi espressivi come un libro o un film, c’è un’interazione, sebbene diversa dal gioco, che avviene con l’oggetto mediale e nella mente (svogliare le pagine di un libro, vedere un film e cercare di capirne la trama e gli intrecci realizzati dagli autori; anche questo però probabilmente può essere visto come un gioco che fanno gli spettatori/lettori).
Esperienza:
Un gioco è innanzitutto un’esperienza, da notare come questo concetto sia forse più adatto a descrivere un gioco piuttosto che usare la tanto abusata parola “interattività”. Un’esperienza significa qualcosa che avvolge il giocatore in un contesto fittizzio (giochi di fantasia) o reale (giochi della realtà), fancendogli provare sulla propria “pelle” situazioni, eventi e storie. Nel gioco si è protagonisti o co-protagonisti, piuttosto che semplici spettatori, ascoltatori o lettori di una storia; come avviene in un romanzo, un film, un racconto che è vissuto (realmente o in modo fittizio) da altri.
Queste due sole caratteristiche (essendo di ampio significato), dovrebbero bastare per definire altre derivazioni, uniche del gioco:
– Provare sensi di colpa per le nostre azioni ( avviene nel gioco della realtà e di fantasia come: i videogiochi). Questo viene anche affermato da Henry Jenkins (studioso dei media al MIT), che parte proprio dal concept originale del videogioco “The Sims”:
“Will Wright, l’autore del videogioco The Sims, sostiene che i giochi sono forse l’unico mezzo espressivo che ci consenta di provare il senso di colpa rispetto alle azioni di personaggi di fantasia. In un film infatti, dove non siamo noi a controllare quanto avviene, possiamo sempre prendere le distanze e condannare il personaggio o l’artista quando infrangono dei tabù sociali, ma in uno di questi giochi siamo noi a decidere cosa succede ai personaggi. Nelle circostanze ideali, possiamo essere incoraggiati ad analizzare i valori personali osservando fino a dove siamo disposti ad arrivare in uno spazio virtuale.”
– Immersione: essere coinvolti in prima persona, nelle situazioni e nelle storie sia fittizzie che reali. (Essere coinvolti in situazioni reali o fittizzie come nei videogiochi, quali Half Life 2)
– Sperimentare emozioni in prima persona, avviene nel gioco della realtà ma anche diversi giochi di fantasia, mentre nei contesti puramente virtuali come i videogiochi tale caratteristica ovviamente è un pò ridotta.
– Cambiare e influenzare il messaggio o una storia, in base alle nostre azioni e scelte.
– Intervenire e risolvere in prima persona situazioni problematiche (avviene nel gioco della realtà e ovviamente in giochi di fantasia come i videogiochi, quali Portal).
Da questo possiamo desumere e affermare che il gioco è qualcosa di unico ma anche naturale, perchè normalmente noi facciamo esperienze e interagiamo con la realtà. Quindi gli altri mezzi espressivi (da un romanzo a un film, da il teatro ad una musica) possono essere visti come derivazioni del gioco.
Non solo, quello che viene creato da un’artista o generalmente un autore è una derivazione di un gioco nelle tre principali distinzioni (come abbiamo già visto: ad esempio un’attore gioca e interpreta un personaggio come se partecipasse a un gioco di ruolo, oppure i giochi possono essere storie: infatti dall’esperienza (caratteristica tipica del gioco) nascono i racconti e le storie, e quindi i romanzi).
Tenendo presente tutto ciò che abbiamo detto possiamo affermare che:
Dal Gioco derivano gli altri mezzi espressivi (in particolare quelli narrativi).
Nella prossima parte analizzeremo nel dettaglio il videogioco e le sue caratteristiche, come evoluzione del gioco.
Spero che il mio articolo vi abbia interessato e offerto nuovi spunti che magari continuerete voi. Diffondete queste nozioni anche ad altri appassionati e non; allo scopo di diffondre la cultura del gioco, spesso sottovalutata. (Sicuramente data l’infinità di tipologie di gioco, ognuno presenta caratteristiche peculiari che esamineremo in futuri articoli).
IN CONCLUSIONE
Infatti una cosa che mi ha colpito è stata la dichiarazione dei Naugthy Dog che a proposito del suo nuovo videogame (“The Last of Us”) ha dichiarato di voler cambiare il videogioco, ma anche la sua definizione perchè il concetto “gioco” sarebbe troppo riduttivo, la vorrebbero chiamare “esperienza”. Ma il videogioco essendo gioco, è soprattutto un’esperienza, seppur in un contesto virtuale. Ancora troppi pregiudizi insomma! Ma non importa, continuiamo a informarci e informare gli altri!
Commentate pure e a presto!