Ogni buon videogiocatore che si rispetti, magari con qualche annetto alle spalle, non può non aver speso parte del proprio tempo, e dei propri soldi, nelle oramai storiche sale giochi. Questo articolo non vuol essere una cronistoria sui cabinati più famosi oppure uno studio sulla nascita, la diffusione e l’ estinzione delle sale giochi, ma più che altro una panoramica, un racconto personale sulle esperienze, sulle sensazioni ed usi legati a questo tipo di ambiente che mano a mano stà sempre più scomparendo.
Nel corso soprattutto dell’ ultimo decennio, la diffusione delle sale giochi come luoghi ove consumare esperienze videoludiche di vario genere è andato sempre più scemando, grazie anche principalmente alla grande diffusione dei videogiochi in ogni forma, fissa o portatile. I videogiochi oggi, infatti, possono essere tranquillamente giocati ovunque, comodamente a casa grazie alle home console, oppure, in qualsiasi altro luogo, grazie alle console portatitili o più comunemente agli smartphone di ultimo modello. Una volta però, per poter godere di qualche ora di qualità videoludica, spesso e volentieri ci si doveva recare in posti appositamente dedicati ai videogiochi e a videogiocare, appunto, le sale giochi. Per alcune persone può sembrare aberrante parlare già in maniera così remota di questi luoghi, ma le ultime e le future generazioni di videogiocatori molto probabilmente non conoscono o non conosceranno che cosa si prova a giocare un cabinato, un vero gioco arcade, dato che sempre più spesso le stesse sale giochi vengono soppiantate da squallide sale di videopoker o qualsivoglia luogo adibito al gioco d’ azzardo elettronico.
Le sale giochi sono, o per meglio dire erano, strettamente legate all’ arcade, praticamente il genere videoludico per eccellenza, che presenta poche pretese dal punto di vista simulativo, gameplay intuitivo e un grandissimo livello di sfida che in alcuni casi supera addirittura quello di alcuni titoli odierni. I primi videogame divenuti popolari in tutto il mondo, Pong, Asteroids, Space Invaders, Pac-Man, Tetris, appartengono appunto a questa tipologia e vanno a comporre, insieme chiaramente a tanti altri giochi, quella che si può definire come la prima generazione di videogiochi. Nel corso degli anni, poi, da titoli più semplici si è passati ovviamente a qualcosa di più articolato ed elaborato, a generi diversi e esperienze diverse. Nella loro forma originale questi giochi non si presentavano sottoforma di cartuccia o CD, ma sottoforma di cabinato, un grande “aggeggio elettronico” dotato, in linea molto massimale, al suo interno di una specie di console collegata a sua volta ad un monitor e dotata di una specie di mensolina sulla quale sono poi posizionati i comandi. Il cabinato è stato per molto tempo sinonimo di videogame così come può esserlo adesso una Xbox o una Playstation.
Ma, tornando alle sale giochi, cos’ è che le rendeva così uniche, così particolari? La cosa che empaticamente è sicuramente più forte quando si entra in luogo del genere, è l’ essere completamente circondati da giochi, da coloratissime, rumorose e sfavillanti macchine pronte ad offrire nient’ altro che divertimento e avvuntura, avere veramente l’ imbarazzo della scelta. Anche i gettoni avevano i loro fascino, un buon appassionato di vecchia data ,infatti, avrà ancora nella mente quando si andava alla cassa a cambiare i soldi con quelle argentate monetine che venendo fuori da una strana macchinetta facevano quel quasi picevole rumore metallico. Indelebile, inoltre, quella scritta che ad intermittenza, e non, era come stampata sul monitor di qualunque titolo: “Insert coin(s)“, con il quale il gioco praticamente sembrava invitasse a inserire il prezioso gettone e a giocare. All’ interno delle sale giochi veniva quasi valorizzato il talento di una persona con un determinato titolo, non era raro infatti ritrovarsi insieme ad altri ad ammirare con un misto di incredulità e meraviglia la maestria che alcuni ci mettevano nel giocare, magari anche a giochi con il quale si era veramente impediti. Finire un gioco, poi, non era il soddisfacimento di uno sfizio, ma il raggiungimento di un impresa, pagato con tempo, denaro e magari ripetuti fallimenti, finchè non si prendeva polso con il gioco e non si capiva come prenderlo. Non si poteva salvare, si doveva fare una tirata unica e poche volte ci si poteva permettere di sbagliare, perchè si era coscenti che i gettoni prima o poi sarebbero finiti. L’ esperienza “multiplayer” era lontano anni luce da come lo si può concepire oggi, niente on-line, ma sfide faccia a faccia magari sportellando con il mitico Daytona USA, capace di arrivare a ben 8 postazioni contemporaneamente, oppure un grande lavoro di squadra per completare assieme quel Metal Slug o quel Final Fight che da soli proprio non ci si riusciva. Niente joypad di ultimo modello, uno stick e quattro tasti su un ripiano potevano bastare per fare qualunque cosa, o se si cercava qualcosa di più coinvolgente, delle vere e proprie postazioni di guida, di ballo o delle plasticose pistole per giocare magari al Time Crisis di turno. Forse il fascino più che delle sale giochi erano dei cabinati in sè per sè, che pur nella loro essenzialità, riuscivano a soddisfare il continuo desiderio di mettersi alla prova nonostante magari le meccaniche che potevano apparire ripetute.
Le sale giochi rimarranno, forse, solo una bella parentesi nella vita videoludica di coloro che hanno avuto la fortuna di assaporarne l’esperienza, in questo mondo in continua evoluzione e che non lascia molto tempo alla nostalgia. Magari le sale giochi si sono trasformate grazie alla rete in quell’ universo di comunità, multiplayer e shop on-line, virtualizzando tutto quel misto di sensazioni ed esperienza.
Oggi, ogni volta che ci si appresta in quelle rare occasioni a cimentarsi ancora una volta con un cabinato magari in quell’ ultime sale che ancora resistono, oltre ad alcune sensazioni e ricordi che vanno a manifestarsi, si ha sempre la sensazione che possa essere l’ultima.