Recensione Assassin's Creed: Rogue

Da un anno a questa parte, precisamente dal rilascio delle console Next-Gen, ci troviamo in quel periodo di transizione in cui, da una parte, c’è l’entusiasmo per le nuove console e il loro potenziale, e dall’altra c’è una sostanziale differenza di basi installate, che, per forza di cose, costringe gli sviluppatori a non abbandonare troppo repentinamente le cosiddette console Old-Gen.
Ci vengono per questo proposti dei prodotti Cross-Gen, compromesso che le Software House ritengono migliore, in quanto si può spingere l’acceleratore sulle versioni Next-Gen, anche se bisogna sopportare la zavorra delle versioni Old-Gen.
Ubisoft ha deciso però di distaccarsi dalla massa. Per non castrare, tecnicamente parlando, il suo Assassin’s Creed Unity, ha deciso di sviluppare un’incarnazione di Assassin’s Creed dedicata appositamente agli utenti PS3 e Xbox 360, chiamata Assassin’s Creed Rogue.
Si tratterà esclusivamente di una manovra di marketing, o anche Rogue ha qualcosa da dire?

La storyline ci propone qualcosa di totalmente inedito nel franchise di Assassin’s Creed: vestiremo i panni di Shay Cormac, assassino che, dopo aver provocato una strage a causa di una missione affidatagli da Achille Davenport, mentore dell’Ordine e vecchia conoscenza dei videogiocatori, decide di ribellarsi e passare dalla parte della fazione nemica, quella dei Templari.
Senza spoilerare troppo, è interessante notare come per la prima volta nella storia di questa serie, ci sia una radicale evoluzione della psicologia protagonista, che lo porta a cambiare totalmente opinione su alcuni aspetti, come avremo modo di vedere nella campagna.
Durante la sua avventura, Shay Cormac con la sua nave, La Morrigan, visitando New York, la River Valley e solcando l’Oceano Atlantico, incontrerà svariati personaggi, tra cui alcune nostre vecchie conoscenze, come il già citato Achille, ma anche Adewale (di Black Flag) e Haytham Kenway (di Assassin’s Creed III).

rogue
Sul finale c’è anche una chicca che ricollega il gioco a Unity. Non mancano ovviamente le sezioni nel presente, anche se, esattamente come in Black Flag, sono decisamente sottotono, soprattutto se paragonate a quelle di Desmond.

Il grosso difetto della produzione è il comparto tecnico, ma non fraintendetemi: preso singolarmente, il comparto tecnico è di tutto rispetto, pur con le sue sbavature. Si tratta però esattamente di ciò che abbiamo visto in Assassin’s Creed IV: Black Flag (e, a dirla tutta, anche in ACIII), senza cambiarne una virgola.
Quindi, anche se abbiamo una grafica pulita, effetti di luce ben realizzati, ambienti enormi e pochi cali di framerate, è pur vero che non c’è nessun passo avanti rispetto al passato. Ci sono esattamente gli stessi difetti con le ombre e di aliasing.
Durante le nostre ore di gioco non abbiamo incontrato gravi bug. Il più grave è stato quello che ha reso invisibile il protagonista durante una cutscene, ma è comunque poca cosa.
La (quasi) totale mancanza di novità si riscontra anche nel gameplay, che prende i pregi e i difetti di Black Flag (sia nelle sezioni a piedi, che con la nave), e li ripropone in Rogue. Ubisoft ha cercato di sopperire alla mancanza di novità inserendo svariate nuove armi, ma le reali novità del gameplay di Rogue sono essenzialmente due: i contro-abbordaggi e le sentinelle.

Recensione Assassin's Creed: Rogue Xbox 360
Chi ha giocato agli ultimi capitoli della serie, sa già che, da Assassin’s Creed III, è presente la feature degli abbordaggi, grazie alla quale si possono saccheggiare le navi nemiche. In Rogue è possibile anche subire degli abbordaggi, da cui noi e la nostra ciurma dovremo difenderci. Per quanto riguarda le sentinelle, invece, si tratta una nuova tipologia di nemici, che è possibile individuare solo con l’Occhio dell’Aquila. Si tratta di nemici che si nascondono e dalle fattezze di persone comuni, e più di una volta potrebbero riuscire ad assassinarvi a sorpresa.
Torna inoltre una vecchia feature della serie, ovvero la possiblità di restaurare edifici, per ottenerne una rendita.

La colonna sonora è composta da pezzi originali e arrangiamenti di temi già usati nella serie. Possiamo dire che il comparto sonoro è comunque discreto, il doppiaggio in italiano è realizzato bene, così come gli effetti sonori.
Punto debole della produzione è sicuramente la longevità, decisamente scarsa, di circa 7-8 ore. Complice anche una difficoltà non regolabile (raramente ci capiterà di affrontare una missione due volte), la campagna scorre veloce e finisce un po’ troppo presto. Ovviamente ci pensano le numerose missioni secondarie e attività varie ad arrotondare in positivo la durata del gioco.