Recensione Assassin's Creed Unity
Il nome Assassin’s Creed rievoca, nell’immaginario collettivo, Ezio Auditore e Altaïr Ibn-La’Ahad. Queste due figure sono state onnipresenti in quella che definiremmo “una trilogia allargata” come quella che fu del caro Desmond.
Le gesta degli assassassini ci accompagnano ormai da quasi 7 anni, e nonostante “l’età” videoludica, Ubisoft non accenna a fermarsi.
Diventato un titolo a cadenza annuale in stile COD, la saga dedicata agli assassini e ai templari approda per la prima volta in salsa Next-Gen.
A dire la verità erà già approdata l’anno scorso con l’ottimo Black Flag, ma quest’ultimo essendo Cross-Gen non lo consideriamo come tale.
La vera sfida di Ubisoft, con questo Unity, non era tarata solo a livello tecnico. La serie di AC soffre, ormai da diversi anni, della mancanza di una vera innovazione/rivoluzione. E nonostante sotto il profilo della trama la produzione resti ancora godibile e affascinante, sotto il profilo del gameplay cominciava a farsi sentire quel senso di “vecchio” che tanto ha danneggiato l’industria. Ecco il perchè di tanti reboot negli ultimi 4 anni.
Sarà riuscita Ubisoft a rinnovare la serie e a far dimenticare ai soliti nostalgici le gesta di Altair, Ezio e Desmond? Vediamolo insieme.
Alza la ghigliottina
L’ambientazione è ormai cosa nota da mesi. Il nuovo capitolo di AC è ambientato interamente nella Parigi Rivoluzionaria. Un periodo molto interessante e dai risvolti sensazionali, dal punto di vista storico.
Proprio in questo arco narrativo, le divergenze tra Assassini e Templari ben si sposano con gli intrecci dei personaggi realmente esistiti.
Nonostante questo, però, la trama soffre di vistosi cali d’interesse, durante il suo regolare svolgimento.
Ciò che abbiamo notato è una certa “forzatura” nel far somigliare (in qualche modo) il nuovo personaggio al caro Ezio.
Noi impersoneremo Arno, partendo dalla sua infazia. Orfano di madre prima, e di padre poi. Proprio il padre viene ucciso durante una visita al Re, in circostanze poco chiare all’inizio.
Da qui parte poi l’intero filone della trama. Ovviamente non ci dilungheremo troppo sotto quest’aspetto, ma se prima abbiamo anche solo tracciato una certa somiglianza tra Arno ed Ezio, è stato solo per via dell’asapetto fisico e della coda ad inizio gioco. STOP.
A livello contenuntistico Ezio è ancora spanne sopra i suoi successori.
Infatti Arno soffre proprio di una caratterizzazzione mancante. Non riesce ad avvolgere il giocatore, lasciandosi guidare con quel velo di superficialità.
Eppure, in un periodo storico come questo, una maggiore caratterizzazzione del personaggio principale avrebbe giovato non poco all’intera produzione.
Se sul fronte della trama non siamo proprio al top, diversamente si può dire per la Parigi rivoluzionaria, resa perfettamente e in maniera certosina. La sensazione di essere realmente nell’epoca è forte. Fortissima.
Tutto ricalca fedelmente l’epoca, eliminando quella sgradevole sensazione di “fittizio” che si poteva provare su determinate strutture e/o zone dei precedenti AC.
Alza la spada Arno, qui si fa sul serio
Come avevamo anticipato in precedenza, la saga di Assassin’s Creed aveva bisogno di una svecchiata.
Svecchiata che era stata promessa da Ubisoft, ma che è stata solo parzialmente accolta.
Ovviamente non ci si poteva aspettare un totale stravolgimento del gameplay della serie. Sarebbe statao un suicidio per il team francese. Ma già dal primo approccio con il pad, sentirete che qualcosa è cambiato. Non radicalmente ovvio, ma qualcosa è cambiato. E ve lo spieghiamo immediatamente.
Prima di tutto, gli avversari. Non attaccheranno più uno per volta. Finalmente potremo assistere a tecniche di assalto programmate dall’IA a seconda della situazione. Mentre un gruppetto sarà intento a farci fuori con le armi bianche, un terzo soggetto sarà intento a scaricarci un caricatore addosso. Magari dalla lunga distanza.
Insomma, sotto questo punto di vista, ci siamo. Era questo che attendavamo, anche se qualche leggera sbavatura resta. Come l’IA dei nemici non proprio al top, e colpi di fucile avversario che vanno a segno anche sotto la pioggia battente, o mentre si è in una calca di nemici o civili. O peggio ancora, il campo visivo è delineato male, manco ci fossero ancora i coni azzurri dei soldati genetici del primo Metal Gear Solid per Playstation. Assurdo nel 2014. Un esempio di realismo non proprio al top.
Ovviamente il “potenziamento” relativo agli scontri con i nemici ha reso il parco armi (sia bianche che bocche di fuoco) molto ampio e complesso, così da non farci trovare impreparati ad ogni scontro, e darci la possibilità di evolvere un proprio stile personale tramite la scelta dell’arma e il relativo potenziamento. Potenziamento che può essere acquistato tramite soldi fittizi del gioco o moneta reale.
Sì, avete capito bene. I potenziamenti legati alle armi, ai vestiti che Arno potrà indossare (e che potrete variare personalmente), ai potenziamenti fisici e quant’altro, sono legati sia al denaro interno al gioco che agli acquisti in-app.
Questo non rende sicuramente Unity un mero “Pay-To-Win”. Diciamo che “agevola” coloro che vorrebbero tutto e subito, facendo sborsare un bel po’ di euro in moneta sonante.
Tutti i potenziamenti, o quasi, potranno comunque essere acquisiti durante il gioco con moneta guadagnata, ma ovviamente sarà più difficile, e una strada molto più faragginosa rispetto agli acquisti in-app. Un punto di demerito a Ubisoft, come se non bastassero già i DLC. Ma lasciamo questa polemica e rientriamo in tema.
Questo nuovo taglio (seppur di contorno) in stile RPG, se non fosse per le modalità in cui viene poi designato ed evoluto, è il nuovo tratto che più sfoggia nel complesso dell’opera videoludica.
Le combinazioni degli oggetti possono essere le più disparate, tanto che se ci si dedica alla raccolta assidua di denaro e all’acquisto coatto di qualsiasi cosa, al posto di un Assassino ci si ritrova con un Terminator invicibile. Proprio questo potrebbe in qualche modo inficiare l’esperienza di gioco. Cercate quindi di essere equilibrati, anche se sfidiamo chiunque, senza acquisti in-app, ad accedere agli alti livelli di personalizzazzione nel breve periodo.
Una scelta simile è data anche in quello che è lo svolgimento delle missioni. Non saremo più obbligati a fare A, B e poi C. Potremo scegliere di Partire da A e spaziare in G per poi arrivare al punto designato. Al giocatore viene data la scelta di seguire diverse strade, per concludere una determinata missione.
Queste sono così varie che raramente, ritrovandosi a parlare con un amico, avrete affrontato la medesima situazione nello stesso modo.
Questo offre una grande varietà e rigiocabilità delle missioni.
Ad offrire ancora maggiore varietà alle missioni, vengono inoltre introdotti anche gli squarci temporali all’interno di Helix. Anche su questi non ci dilunghiamo oltre per non rovinare sorprese legate alla trama di gioco.
Comunque, continuando per quelle che sono le novità all’interno di Unity, degna di nota è l’evoluzione delle fasi di esplorazione. Anche in questi ambiti lo scheletro è il medesimo, solo più affinato e molto più veloce.
Nel dettaglio, la corsa ora è legata a tre tasti. Nella versione Ps4 premendo R2 e X scaleremo qualsiasi cosa a cui sia posibile appigliarsi. Con la pressione di R2 e cerchio invece scenderemo inesorabilmente, ma dolcemente, verso il basso. Tutto ora è più acrobatico e spettacolare. I comandi sono più reattivi, e l’esplorazione di Parigi diventa molto più scorrevole di quanto accadeva con Ezio a Firenze o Roma.
Così come anche il passare nelle finestre di un edificio, sotto/sopra i vari bancali del mercato, aumentando di fatto il realismo che i movimenti dinamici del protagonista restituiscono al videogiocatore. Le animazioni risultano essere molto realistiche anche se a volte leggermente legnose. Sarebbe bastato ottimizzare ancora di più e non avremmo assistito ad alcun problema di compenetrazione poligonale durante le scalate o le discese. O peggio ancora, sarebbe stato più facile per il sistema di gioco calcolare la sclata e l’entrata del personaggio in finestre o qualsiasi feritoia in cui sia possibile accedere.
Non è una novità a livello di gameplay, ma si è affinato ancora di più. Stiamo parlando della parte gestionale/manageriale già introdotta nei capitoli precedenti. Il notro punto di partenza (e di ritorno) sarà il Cafè Theatre. Da restaurare, e da potenziare attraverso le varie missioni secondarie che via via ci verranno assegnate.
E non sarà l’unico luogo da restaurare. In giro per Parigi troverete altrettanti luohi da restaurare e altrettante missioni secondarie legate a questi posti da completare.
Curiosa e interessante l’aggiunta di una modalità che definiremmo una “versione semplificata e ridotta ” delle indagini presenti in L.A. NOIRE. Saremo chiamati a risolvere alcuni assassinii successi in vari luoghi di Parigi. Il nostro compito sarà recarci sul luogo/luoghi del delitto, indagare ed eventualmente incastrare il colpevole. Una modalità che comunque, nonostante sia simpatica e si lasci giocare tranquillamente, è poco affinata e coinvolge per ben poco tempo.
A completare il quadro di quelle che sono le novità introdotte con questo capitolo, troviamo la modalità cooperativa. Potremo infatti scegliere di affrontare alcune determinate missioni con accanto altri tre videogiocatori. Questa modalità attinge a piene mani da quello che è un sistema collaudato e funzionante con titoli del calibro di Destiny. Esiste anche la modalità “esplorazione cooperativa”, sempre insieme ad altri tre videogiocatori.
Arno VS FPS
Qui cominciano i veri problemi. Se nel complesso la produzione ha comunque dei difetti legati alla trama, al sistema di gameplay (innovato ma non ben affinato); se comunque a livello contenuntistico generale presenta una varietà mai raggiunta dalla serie sino ad’ora, il comparto tecnico fa acqua da tutte le parti. Con questo non vogliamo “ghigliottinare” Ubisoft.
Vedere la Parigi rivoluzionaria è un tripudio per gli occhi. Assolutamente riprodotta dettagliatamente, con scorci magnifici e un sistema di illuminazione grandioso. Una densità di popolazione assurda, e una vita tra le strade cittadine che farebbe invidia a qualsiasi GTA. Una nota dolente in questo tripudio di texture HD e magnificenze tecniche è prima di tutto l’acqua. Non riusciamo a capacitarci di quanto fatto su Unity: Black Flag era assolutamente migliore, sotto questo punto di vista. Ma non è solo questo a rovinare l’esperienza visiva che Unity restituisce al videogiocatore. Se entrare nelle chiese parigine, passegiare tra i vicoli, le strade, “volare” sui tetti o correre su un muretto ai bordi della Senna è e resta un tripudio di magnificenza, il tutto è minato dal framerate. Assolutamente imbarazzante.
È assurdo vedere simili magagne grafiche su una console di nuova generazione. Sopratutto se contiamo che il gioco si muove a 900p e (teoricamente) a 30 frame al secondo.
I trenta però, nella maggior parte dei casi, non li vedrete assolutamente. Unity si presenta come un gioco maestoso ma non ottimizzato. E questo lascia perplessi. Molto perplessi. Assisterete a stupende e realistiche scene di rivoluzione urbana, spezzate e rese inguardabili da cali di framerate davvero assurdi, glitch grafici ancora non risolti (e nel momento in cui scriviamo siamo alla Patch 1.02), crash del gioco con conseguente ritorno alla dashboard o disconnessione involontaria dalle missioni/sezioni coop.