Recensione Dishonored Definitive Edition

Uscito nel 2012, Dishonored ha saputo ritagliarsi uno spazio molto importante nel cuore dei giocatori, tanto chè dall’anno successivo alla sua uscita, ad ogni fiera o manifestazione si vociferava con entusiasmo l’arrivo di un eventuale seguito. Solo a questo E3 2015 Bethesda ha confermato l’esistenza del secondo capitolo, e in quella sede ha anche svelato l’uscita di Dishonored Definitive Edition. L’annuncio non giunge a sorpresa, visto che è capitato spesso negli ultimi due anni di avere tra le mani un’edizione rimasterizzata di una gloria della generazione precedente. Vediamo dunque se il lavoro degli Arkane è invecchiato bene.

Corvo è sinonimo di vendetta

La storia ci vede vestire i panni di Corvo, Lord Protettore dell’Imperatrice di Dunwall City, che nell’adempimento del suo dovere vede uccidere davanti ai suoi occhi la sua protetta. Accusato ingiustamente da parte dello stato maggiore imperiale, Corvo decide di vendicarsi dei cospiratori e di salvare l’unica figlia dell’imperatrice ed erede al trono.

La storia di Dishonored è quanto di più classico si possa trovare, con qualche colpo di scena qua e là, ma che non aggiungono nulla di particolarmente sorprendente. Fortunatamente non è questa la chiave di volta del lavoro di Arkane Studios. Il gameplay e la libertà d’azione ci fanno dimenticare l’incipit piuttosto banalotto, e ci portano ad amare tutto quello che ci circonda nel mondo di gioco. Sebbene la trama sia piuttosto scontata, un lavoro eccezionale è stato fatto sulla lore del gioco, immergendoci totalmente in un mondo molto simile alla Londra di fine ‘800 e corredato da elementi steampunk e sovrannaturali con maestria.

Nel pacchetto, oltre alla storia originale del gioco, sono presenti anche i DLC usciti in seguito, con le due espansioni narrative “Le streghe di Brigmore” e “Il pugnale di Dunwall”. Sono presenti anche le sfide di Dunwall, che ci permettono di cimentarci con svariate sfide atte a mettere alla prova le nostre capacità nello stealth e nell’assassinio. Purtroppo le aggiunte non sono propriamente lunghissime, e aggiungono poco alla storia principale, ma nonostante questo sono assolutamente apprezzabili e la loro presenza fa piacere.

Ne è valsa la pena?

Valeva la pena di portare questa determinata gloria del passato nella nuova generazione? La nostra risposta non può che essere un “Nì” bello convinto. Da una parte l’opera rimane sempre affascinante e con un gameplay che potrebbe fare scuola ancora oggi a molti titoli di questo genere. Inoltre con l’uscita del secondo capitolo nel corso del prossimo anno, si rivela un’occasione per poter apprezzare il primo al suo meglio e ovviamente dando la possibilità a chi ancora non lo ha giocato di poter recuperare.

D’altra parte è innegabile che chi abbia già giocato l’originale e/o possegga la versione Xbox 360, Playstation 3 o PC avrà ben pochi motivi per ricomprarlo di nuovo. È vero che il gioco gira adesso a 1080p puliti puliti, come anche è vero che alcune texture sono decisamente invecchiate male e grazie anche al design delle ambientazioni e dei personaggi questo miglioramento grafico non risalta molto. Altro punto a sfavore è un frame rate ancorato ai 30 fotogrammi al secondo, veramente inspiegabili, visto che i 60 frame erano assolutamente raggiungibili e questa mancanza denota solo un porting fatto in maniera frettolosa e con poca voglia.

L’unica motivazione per cui potremmo consigliarlo a chi già lo possiede è lo sconto applicato alle versioni PS4 e Xbox One, ma per il resto rimaniamo convinti che se volete giocare al meglio questo titolo oggi, la versione migliore rimane quella PC (e i requisiti sono assolutamente abbordabili).