Recensione Dragon Ball Z: Battle of Z

Sono passati un paio di anni dall’uscita degli ultimi videogiochi legati all’onnipresente manga di Akira Toriyama, ultimi giochi che, ricordiamo, non sono stati molto apprezzati dal pubblico. Dopo aver lasciato nell’ombra saghe senza tempo come Budokai e Budokai Tenkaichi infatti,  Namco Bandai ha cercato in tutti i modi di risollevare le sorti del franchise nella settima generazione di console casalinghe, riuscendo a creare però solo “giochi-copia” buoni/discreti per la “felicità” dei fan delle saghe prima citate, come Burst Limit e i Raging Blast, o nuove trovate cadute però nel fallimento più totale, come il capitolo esclusivo per la periferica Kinect su Xbox360, senza contare il “ritorno alle origini” con la collection in alta definizione dei Budokai, purtroppo snobbata a causa dell’assenza del secondo capitolo della serie, e con Ultimate Tenkaichi, altro titolo affossato dalla critica e dal pubblico che tentò però una strizzata d’occhio ai vecchi capitoli della quinta generazione di console, quali i Dragon Ball Z: Super Butouden per SNES, riproponendone un gameplay simile ma in chiave moderna. Ora la holding giapponese ci riprova, stavolta tentando una strada totalmente diversa che porta così la serie di Dragon Ball a nuovi livelli e “nuovi” stili, usando una formula di gameplay che ricorda molto il buon vecchio Dragon Ball Z: Idainaru Dragon Ball Densetsu (noto anche come Dragon Ball Z: The Legend, uscito ben 18 anni fa per SEGA Saturn e Playstation) ma, come con Ultimate Tenkaichi prima di questo, modernizzandola e concentrandosi sulla componente più in voga di questi ultimi anni: il multiplayer online. Sarà riuscita Namco Bandai nel nobile intento di risollevamento della serie con la pubblicazione di questo nuovo e fresco titolo?
Risposta breve: non proprio.
Se tale risposta non basta e volete sapere di più, continuate a leggere la nostra recensione su Dragon Ball Z: Battle of Z.

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Cosa mi metto oggi?

Prima di passare a quello che dovrebbe essere “il punto forte del gioco”, ovvero il multiplayer online, prendiamo in esame i molteplici dettagli e fattori del titolo grazie alla modalità in singolo, modalità di ovvia importanza che aiuta il giocatore a farsi un idea del sistema di gioco e del prodotto in sè, notando così ogni particolare di esso nel corso del gran numero di missioni che seguono la storia del manga originale… o che almeno dovrebbero seguire. Dopo aver visionato il fantastico video/anime iniziale con la bella e vecchia sigla “CHA-LA-HEAD-CHA-LA”, qui presente nella sua versione rimodernizzata dai FLOW in modo del tutto analogo all’ultimo film  La Battaglia degli Dei, ci catapultiamo quindi nei menù semplici ed intuitivi del gioco, entrando, dopo varie spiegazioni, in quelle che sono la scelta di missioni, di personaggi selezionabili e la personalizzazione di questi ultimi, fattori in cui ora ci soffermeremo un po’. I personaggi giocabili sono ben 67, senza contare i 3 DLC di Super Vegeta, Bardack Super Saiyan e Goku vestito da Naruto (per un totale di 70), ma molti di questi non sono altro che le semplici trasformazioni di quelli già presenti, essendo esse situate come personaggi a parte (quindi vi saranno, ad esempio, 6 Goku, 5 Freezer, 4 Cell ecc) e rendendo così il numero totale relativamente esiguo ma allo stesso tempo abbastanza vario, grazie alle classi e i ruoli che ricoprono in combattimento, come “Mischia”, “Interferenza”, “Supporto” ecc. In più, ognuno può essere totalmente personalizzato grazie ai costumi e ai loro colori e ai potenziamenti applicabili sotto forma di carte, sbloccabili giocando o aquistandole con determinati punti, che renderanno i vostri personaggi preferiti più vari e più potenti del normale, cosa buona e giusta per gli scontri più difficili e, sopratutto, per gli incontri online, rendendo il tutto altamente personalizzabile e quindi unico per ogni giocatore anche se, la maggior parte delle volte, abbastanza sbilanciato, parola che in futuro troverete molto spesso… Le missioni fattibili sono, come accennato prima, davvero tantissime e sono suddivise in varie Ere che possono seguire o non seguire la storia dell’opera originale, storia però mal raccontata, o meglio NON raccontata, a causa delle pochissime cutscene presenti messe prima (o durante) ogni combattimento e costituite da poco più di un paio di frasi e da pochi secondi di animazioni in-game a volte, la maggiorparte, totalmente diverse o addirittura inventate, lasciando così spaesati i giocatori, compresi coloro che seguono e hanno seguito il manga o l’anime (o meglio GLI anime, vista la presenza di personaggi tratti da vari special e film, come il recente La Battaglia degli Dei, prima citato, uscito nei primi due giorni di Febbraio nei nostri cinema). Non solo: tali missioni infatti possono risultare, a lungo andare, davvero monotone, se non frustranti, a causa di fattori non certo poco importanti come l’intelligenza artificiale o il gameplay stesso.
Quest’ultimo è infatti, paradossalmente, uno dei problemi maggiori del gioco. Perchè? Ecco spiegato di seguito.

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Single Player? IA? Combo? Cosa sono? Si mangiano?

“Ma come? Abbiamo iniziato parlando del single player e del gameplay in generale, e poi?”. Calma calma. Quello era solo un assaggio, un preludio per descrivere ogni cosa che sta intorno a quello che è poi il cuore del videogioco.
Dopo aver parlato di personaggi, personalizzazioni e missioni infatti, parliamo del gameplay e quindi del sistema di combattimento di Dragon Ball Z: Battle of Z, gameplay che, seppur “nuovo” e diverso dal solito, scarseggia in diversi e molteplici fattori.
Fatte le prime missioni di tutorial e iniziate le vere battaglie, dopo la breve introduzione dei personaggi in gioco, ci ritroviamo quindi davanti ad un enorme terreno pieno di elementi distruttibili e di varia grandezza, quest’ultima che varia a seconda dell’ambientazione scelta ma sempre e comunque di alti livelli, e ad un enorme gruppo di personaggi pronti a dare pugni, calci e onde energitiche a destra e a manca nel modo più immediato, e confusionario, possibile. Il sistema di combattimento che Namco Bandai ci propone infatti è, sì, abbastanza nuovo e originale per il brand e per il recente panorama videoludico, che si distacca molto dal genere classico dei picchiaduro, ma allo stesso tempo privo di qualsivoglia tecnicismo e varietà, portando i giocatori a ore di sano ed incontrollato button-smashing nella più totale confusione di un combattimento 4vs4, tra le pochissime combo a disposizione e fattibili con la multipla pressione di un semplice tasto, onde energetiche che viaggiano per il campo colpendo da ogni dove senza preavviso, personaggi più “forzuti” di altri o viceversa e alleati più inetti degli avversari, il tutto condito da un comparto sonoro composto dal doppiaggio originale di alto livello (giapponese o inglese) ma anche da musiche non di certo varie, essendo esse riciclate da vecchi titoli di Dragon Ball, e da effetti sonori sì originali della serie ma talvolta confusionari;
un comparto tecnico che rende il gioco molto fluido, anche nelle sue fasi più concitate, queste ultime rovinate da una telecamera per niente stabile, ma davvero arretrato graficamente, intriso di vari glitch e bug e visivamente scarso, con modelli poligonali ed effetti speciali non all’altezza, né delle ultime produzioni videoludiche né dei vecchi titoli della serie, compresi gli ultimi titoli PS2, e non (a meno che non si parli della versione PSVITA, che risulta uguale alle versioni casalinghe e quindi più d’impatto per una console portatile).
In più, come accennato prima più volte con frasi che riprendono, per esempio, “l’inettitudine degli alleati”, anche il fattore IA non sarà dalla parte dei giocatori durante le battaglie in single player. L’Intelligenza Artificiale di Dragon Ball Z: Battle of Z infatti può essere definita, “amichevolmente”, come Deficienza Artificiale, grazie a combattenti alleati che, nella maggiorparte delle volte, cercano in tutti i modi di “ostacolare” l’andamento del combattimento mancando, per esempio, salvataggi in punto di morte ma non i colpi finali degli avversari, cosa che porta il giocatore a salvare sempre i compagni (a causa del sistema dei “riprova”, limitati per tutta la squadra) senza che questi ultimi facciano lo stesso, rendendo la permanenza nel single player talvolta frustrante.
Si ringrazia il cielo che, in soccorso a tale difetto, entra in gioco il fantomatico multiplayer, che ricordiamo è presente solo online, sacrificando quindi una delle cose migliori dei giochi passati.

In compagnia tutto è più bello… forse

Se il numero delle missioni presenti nel gioco è davvero elevato, cosa che rende il single player e la modalità “storia” davvero longeva ma, come detto prima, abbastanza monotona, le funzionalità e le modalità online pensate per il multiplayer aumentano, ovviamente, la longevità totale del titolo rendendolo così virtualmente infinito. Tra queste infatti non solo figura la “Co-op”, ovvero la modalità single player giocabile con altri giocatori online in modo che essi aiutino con lo svolgimento delle missioni prendendo il posto della CPU, ma anche la tipica modalità “Battaglia”, che permette a 8 giocatori di scontrarsi in battaglie 4v4, battaglie che solo in questo caso trovano la loro vera natura. Ricordate il momento in cui abbiamo parlato della varietà, delle personalizzazioni e dei ruoli dei personaggi? È qui, negli scontri online, che tutto questo prende la vera forma. Scelto il nostro personalissimo combattente potenziato e dato un tempo prestabilito (dopo un caricamento alquanto estenuante), non resta altro che organizzarsi con i compagni di squadra e sconfiggere i 4 avversari con strategie che rasentano gli MMO. Tra statistiche di battaglia che vanno dalle uccisioni, agli assist, alle morti subite ai vari livelli e punti esperienza, bisognerà comandare la partita grazie a giochi di squadra quali distrarre un certo avversario, curare i compagni, sfruttare le mosse combinate e altre meccaniche che dovrebbero rendere il gioco molto meno “statico” ma molto più strategico. Peccato che la strategia di base viene sopraffatta dallo sbilanciamento generale del gioco e dei suoi lottatori. Questi ultimi possiedono infatti una potenza base propria, cosa che porta, con i dovuti potenziamenti, all’uso continuo, e multiplo, di quella piccola fetta di personaggi giocabili che possiedono una potenza base molto più alta degli altri, arrivando quindi ad avere, per esempio, squadre fatte di un solo personaggio che vincono su squadre varie ma meglio organizzate, tutti fattori che quindi possono portare noia  e/o frustrazione ai giocatori anche per quanto riguarda gli scontri online. Piccola nota positiva finale per l’idea del Genki, energia condivisibile tra i giocatori di tutto il mondo e sfruttabile per l’esecuzione della Genkidama in momenti di pericolo (nome che in Italia ricordiamo tutti come “Energia Sferica”, mossa finale tipica di Goku che richiede l’energia vitale del pianeta, o in questo caso degli altri giocatori online).