Recensione Dynasty Warriors: Gundam Reborn

Il genere Musou non è molto conosciuto. Si tratta essenzialmente di portare il genere Hack&Slash all’interno di un’arena o un campo di battaglia più o meno grande, il tutto condito da decine e decine di personaggi che si scontrano in questo campo di battaglia.
Essenzialmente, un Musou è questo. Non è un genere che vanta molti titoli, essendo nato con la serie Dynasty Warriors di Tecmo Koei e rimanendo essenzialmente legato ad essa. Eppure, in tempi recenti c’è stata una rapida ed inaspettata crescita di titoli Musou. Questo è dovuto alla creazione di giochi di genere Musou dedicati a serie e franchise già ben noti al grande pubblico; basti pensare a Ken’s Rage del 2010, dedicato a Ken il Guerriero, ai due One Piece: Pirate Warriors, o ad Hyrule Warriors, Musou ambientato nell’universo di The Legend of Zelda la cui uscita è prevista per Ottobre.
Il primo franchise a legare i propri tie-in videoludici a questo genere è stato però Gundam, l’anime giapponese a base di robottoni giganti pilotati da persone. Il primo Dynasty Warriors: Gundam, questo il titolo del tie-in, è uscito nel 2007, e fino al 2011 ha avuto due sequel.
Tecmo Koei quest’anno ha scelto di riprovarci, probabilmente complice il periodo particolarmente favorevole al genere, con Dynasty Warriors: Gundam Reborn, che si pone come seguito di Dynasty Warriors: Gundam 3, e che è disponibile da fine Giugno in esclusiva PS3.

Gundam Reborn propone ben sei campagne differenti, basate su altrettante versioni dell’anime dedicato ai Gundam, ovver: Mobile Suit Gundam, Z Gundam, Char’s Counterattack, Unicorn, SEED e SEED Destiny. Ogni campagna ripercorre i momenti principali di ogni serie, e permette di affrontare le battaglie più importanti suddividendole in una decina di missioni per campagna. Possiamo così rivivere la prima battaglia di Amuro all’interno della Mobile Suit Gundam, la Guerra di un Anno, e tutti gli altri momenti fondamentali degli anime ben noti ai fan di Gundam.

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Ogni missione essenzialmente è composta dalle stesse situazioni. Dopo una breve sequenza che ci introduce la battaglia, dovremo conquistare determinati territori sconfiggendo le centinaia di nemici che (contemporaneamente!) si metteranno sulla nostra strada, eliminare determinati obiettivi, o difendere territori e alleati. In particolari momenti, l’azione di gioco verrà interrotta da sequenze cinematiche realizzate in computer grafica, che rappresenteranno determinati momenti dell’anime in modo fedele e spettacolare, a patto però di spezzare la freneticità del gioco.

Il gameplay è quanto di più classico il Musou abbia da proporre. Le mosse offensive si collocano su due tasti che corrisponderanno ad attacco melee o attacco a distanza. Ogni Gundam utilizzerà pugni, lame energetiche, pistole laser o lanciarazzi per infliggere danni. Potrà anche parare i colpi, scattare, e usare, solo in determinati momenti, mosse speciali, anche in combo con il partner che avremo in ogni missione.
Complice la mole di nemici in campo, e quindi la confusione che si crea a schermo, spesso il gameplay si ridurrà ad un mero button smashing, almeno per i giocatori meno esperti. Giocando in co-op (l’unica modalità multiplayer presente) la confusione si accentua ancora di più, rasentando l’ingiocabilità, ma sicuramente rendendo l’esperienza di gioco meno noiosa. La noia sarà dovuta principalmente alla ripetitività delle missioni, che come già accennato saranno tutte molto simili tra di loro, ed il gioco non gode di un gameplay abbastanza vario da permettere un divertimento costante durante tutta l’esperienza di gioco.

Interessanti sono le feature di preparazione alle missioni. Oltre alla possibilità di scegliere partner, e a volte personaggi e Mobile Suit, avremo sempre la possibilità di personalizzare i Gundam a disposizione. Questo avverrà attraverso dei progetti raccolti sul campo di gioco, oltre ad utilizzare materiali vari per potenziare gli strumenti del Gundam scelto.
Il level design non brilla di qualità. Negli scenari al chiuso la sensazione sarà quella di trovarsi sempre nello stesso posto, anche se spesso questa scelta si lega bene con la natura labirintica degli scenari. All’aperto, e in particolare nelle missioni nello spazio, la vacuità degli scenari fa decisamente perdere punti al titolo, in quanto non permette affatto di orientarsi nello scenario, costringendo il giocatore a dover sempre consultare la minimappa, oltre che essere sgradevoli graficamente.

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Il comparto tecnico è tutto sommato sufficiente. I precedenti Dynasty Warriors: Gundam utilizzavano il cel-shading per richiamare l’aspetto dell’anime, ma questo Gundam Reborn abbandona la tecnica del cel-shading proponendo una grafica più realistica realizzata abbastanza bene, nonostante il paragone con altre esclusive PS3 sia decisamente infelice.
I Gundam (che nel gioco sono più di 120) sono realizzati decisamente bene, come anche le armature nemiche. Non avrebbe guastato un po’ di varietà in più tra i nemici, ma ovviamente quando bisogna far comparire centinaia di nemici sul campo, è decisamente meno confusionario che questi nemici siano tutti simili, rendendoli distinguibili dagli alleati.
La quasi totale assenza di cali di framerate contribuisce a rendere più che sufficiente il comparto tecnico del titolo, a patto di sopportare un’IA nemica assolutamente imbarazzante anche a difficoltà HARD. È capitato addirittura di trovarsi di fronte a nemici immobili, che non aspettavano altro che essere colpiti. Che avessero esaurito le batterie?

Per quanto riguarda il comparto sonoro, musiche e voci sono prese direttamente dall’anime. L’ottimo doppiaggio giapponese, l’unico disponibile, sarebbe stato sicuramente più gradito, se fossero stati disponibili i sottotitoli in italiano. Purtroppo, tanto per i menu, quando per i sottotitoli, l’unica lingua disponibile sarà quella inglese, rendendo il gioco privo di una localizzazione italiana. Una scelta assolutamente pessima, considerando che comunque il gioco è stato distribuito in Italia, e che confezione e manuale sono in italiano.
La longevità non è affatto male. La presenza di ben sei campagne, ognuna basata su un anime differente, è sicuramente ben accetta, considerata anche la durata di ogni singola campagna. In totale, dovrebbero volerci circa 15 ore per completare la campagna. Degna di nota anche la presenza di una modalità Ultimate, che permetterà di selezionare personaggi e Gundam a piacere, mischiando serie e giocando missioni inedite.