Recensione Godzilla: The Game

Ad un anno dal suo ritorno al cinema, Godzilla emerge dalle torpide acque di Tokyo per riprendersi anche il Giappone videoludico. Ad otto anni di distanza dalla sua ultima apparizione (l’ultimo capitolo fu Godzilla: Unleashed per Ps2 e Wii), il cittadino onorario di Shinjuku non sembra essere invecchiato di un giorno, ma purtroppo non possiamo dire lo stesso della sua controparte videoludica.

Il Dio della Distruzione (dei sogni dei fan)

A sessant’anni dalla sua ultima apparizione, una minaccia ormai dimenticata aleggia su una Tokyo in pieno sviluppo tecnologico. Il primo risveglio di Godzilla permise al Giappone di venire a conoscenza dell’energia G, fonte di sviluppo innovativa e dal valore inestimabile, che viene immaganizzata per mezzo di imponenti generatori per poi essere distribuita nelle case dei cittadini. Ovviamente, consci del pericolo che correvano nel costruire dei grossi vasetti di miele per un orsacchiotto squamoso di 80 metri in mezzo alle città, predisposero un’intera armata anti-lucertolone: la G-Force.
Naturalmente le forze umane si dimostrano incompetenti fin dai primi passi che il giocatore, nei panni di Godzilla, muove sulla terraferma, ritrovandosi così ad abbattere case ed elicotteri senza niente che possa minimamente scalfirlo. Libero di potersi muovere, il bestione si dirigerà verso il generatore per poterlo abbattere senza la minima difficoltà.

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Gojira vs 46 Kaiju

La filmografia su Godzilla è una delle più vaste in ambito fantascientifico: conta trenta film che si dividono in tre ere cinematografiche, spaziando su più di cinquant’anni di storia del cinema giapponese.
Non si può dire lo stesso delle modalità di questo gioco: dopo un breve tutorial che spiega le meccaniche basilari (su cui tornerò dopo) al giocatore viene data la possibilità di scegliere tra sei diverse modalità: Dio della Distruzione, Re dei Kaiju, Vs online, Evoluzione, Diorama e la guida dei Kaiju.
La prima modalità rappresenta il cuore arcade: nei panni di Godzilla dobbiamo concludere diversi stage, distruggendo i vari generatori sparsi per la mappa, e nel farlo annienteremo anche gran parte dello scenario facendo crescere l’altezza del mostro. Concluso uno stage, possiamo scegliere il percorso da seguire, il quale ovviamente precluderà altre strade. Negli stage successivi incontreremo anche i Kaiju, i quali dovranno essere sconfitti per proseguire e rappresentano anche l’unica fonte di difficoltà del gioco. Di questa modalità esistono anche altre due versioni alternative, nelle quali ripercorreremo le stesse aree al comando di uno dei Kaiju sbloccati, scegliendo però se distruggere o proteggere l’umanità.
La modalità Re dei Kaiju è invece una battle arena nel quale dovremmo sconfiggere cinque nemici consecutivi, dimostrando quindi al mondo chi è il vero re dei mostri.
Nel PvP abbiamo la possibilità di affrontare battaglie a due o tre giocatori, risolvendo almeno in parte il problema della pessima IA del gioco, anche se si sente la mancanza di un PvP locale, presente nei capitoli precedenti della serie. La modalità Evoluzione permette di potenziare i singoli Kaiju e di sbloccare quelli sconfitti nella modalità principale. Sinceramente non ho trovato nessuna utilità nella modalità Diorama, che permette solo di sistemare le figure dei mostri su uno sfondo predefinito, mentre è interessante la guida dei Kaiju che ne racconta la storia con ampi riferimenti ai film.

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Pupazzoni meccanici e sfondi di carta

Inutile dire che il dramma del gioco è il comparto tecnico: i movimenti di Godzilla, oltre a sembrare macchinosi e impastati, sono talmente lenti che rendono il gioco piatto e ripetitivo. I comandi non sono dei più intuitivi (la rotazione del mostro viene affidata ai dorsali), mentre le combo sono praticamente inesistenti. Il comparto grafico non è assolutamente riconducibile alla next-gen: in alcune cutscene gli sfondi sembrano semplicemente dipinti su un foglio, mentre la compenetrazione poligonale è all’ordine del giorno.
L’IA dei nemici sembra tanto ridicola ai livelli di difficoltà più bassi, dove il giocatore avrà l’impressione di menare un sacco da allenamento, quanto snervante nei livelli più difficili, anche a causa della mancanza di alternative tattiche in combattimento, come schivate e parate.

Pro

  • 46 Kaiju diversi, provenienti dall’universo cinematografico
  • La sezione guida che ne racconta origini e retroscena
Contro

  • Monotonia e ripetitività sin dai primi minuti del gioco
  • Poche e superficiali modalità
  • Comparto tecnico imbarazzante