Fin dal giorno del suo annuncio, Lords of the Fallen è riuscito a suscitare grandissima curiosità in tutti gli appassionati di Action-RPG (genere a cui appartiene), soprattutto perché tra i nomi dei suoi creatori ritroviamo quello di Tomasz Gop, uno dei padri di The Witcher. Cosa non da poco.
I due team responsabili del suo sviluppo sono i tedeschi di CI Games e i polacchi di Deck 13 Interactive, i quali hanno deciso di utilizzare la serie Souls di From Software come loro musa ispiratrice. E la cosa era evidente già dai primissimi video di gameplay mostrati ai vari eventi stampa. Insomma, premesse interessanti, stando a quanto detto fino ad ora. Ma, per l’esattezza, di cos’è che stiamo parlando? Di un semplice (e mal riuscito) clone, oppure di un progetto capace di rivendicare un’identità del tutto propria?
Andiamolo a scoprire nella nostra recensione di Lords of The Fallen, titolo che trovate attualmente disponibile su PC, PS4 ed Xbox One.
Cacciatore di divinità
Il gioco parte con un bellissimo filmato in computer grafica. Il nostro eroe solitario, Harkyn, si trova ad affrontare un gigantesco demone che si rivela poi essere un Dio malvagio, causa di distruzione e morte. Harkyn, dopo averlo evocato, ci si scaglia contro senza alcun timore. Il filmato si interrompe così, e il gioco ci riporta indietro nel tempo tramite un lungo flashback, lì dove comincia la vera avventura. Ci troviamo nella cittadina di Keynstone, all’ingresso di un monastero, dove l’ obbiettivo sarà quello di trovare e salvare Kaslo, la nostra fedele guida. Da qui veniamo a conoscenza delle vere origini di Harkyn; scopriamo infatti che quest’ultimo è in realtà un ex-criminale spietato, liberato dalla sua prigionia da Kaslo (per l’appunto) e dal condottiero Antanas. Il nostro anti-eroe è di fatto l’unico essere umano in grado di sconfiggere il potente Dio malvagio Adyr e il suo esercito di demoni, conosciuti con il nome di Roghar. Ma non tutto è come sembra.
L’impresa, quindi, si rivelerà essere tutt’altro che semplice.
Prendiamo una bella dose di Dark Souls, aggiungiamo un pizzico di Diablo e terminiamo con una spolveratina di Darksiders
Come accennato in apertura, Lords of the Fallen appartiene al genere Action\RPG, e come nella maggior parte dei giochi che fanno parte di questa categoria, la prima cosa da fare è scegliere il tipo di personaggio da impersonare. Per ovvi motivi narrativi, in Lords of the Fallen questo non sarà possibile dato che a nostra disposizione avremo solo Harkyn. Potremo comunque optare tra tre diverse classi: il guerriero, il chierico e il ladro. La prima classe è l’ideale per chi ama i combattimenti corpo a corpo, con valori che vanno a favore della salute e della difesa (il tutto ovviamente a discapito di una maggiore mobilità). La classe del chierico gode invece di fede maggiore e quindi ha a suo favore un uso più intenso di magia. Infine abbiamo il ladro, che è la scelta migliore per chi preferisce gli attacchi rapidi e a distanza (ma che, al contrario del guerriero, ha un livello di difesa notevolmente più basso). Una volta selezionata la classe ci sarà da scegliere il tipo di magia che si vorrà padroneggiare. Anche in questo caso ne troveremo di tre tipologie: rissa, conforto e inganno. La prima è dedicata ai cosiddetti attacchi ad area e a distanza; la seconda garantisce invece una magia fatta di barriere e scudi; la terza ci permette di creare trappole e tranelli magici, come l’incantesimo in grado di materializzare un nostro clone utile per trarre in inganno i nemici. Ognuna delle sopracitate magie si suddivide a sua volta in quattro sotto-incantesimi, selezionabili e utilizzabili nel gioco tramite la pressione del tasto B.
Compiute tutte le nostre scelte, arriva il momento di cominciare a giocare. Il gameplay (come detto in partenza) ricorda moltissimo quello di Dark Souls. L’attacco basilare si esegue con il dorsale destro, mentre la parata con quello sinistro; i due grilletti, invece, servono a loro volta ad eseguire un attacco più potente (DX) e un attacco magico (SX) – quest’ultimo disponibile solo dopo aver equipaggiato il maglio, un guanto speciale in grado di scagliare tre tipi di attacchi energetici. Sulla parte bassa dello schermo, a sinistra, troviamo le tre barre di energia: una per la salute, una per la stamina e un’altra per la magia. Le ultime due si ricaricheranno automaticamente, mentre per la salute sarà obbligatorio l’utilizzo di alcune apposite boccette (l’equivalente delle fiaschette di Estus in Dark Souls). Durante gli scontri è possibile “lockare” i nemici schiacciando la levetta analogica destra, tecnica assolutamente necessaria se si vuole evitare di colpire a vuoto, mentre la schivata e il salto sono stati affidata al classico tasto A. Le armi possono essere brandite anche con tutte e due le mani, sacrificando così l’utilizzo dello scudo, ma allo stesso tempo permettendo al nostro eroe di causare danni maggiori ai nemici, anche se quest’ultimi non saranno affatto facili da buttar giù, sopratutto per quanto riguarda i boss. Se vogliamo fare un paragone con altri giochi action/rpg di genere fantasy, Lords of the Fallen è sicuramente uno di quelli che richiede molto più impegno, pazienza e dedizione della concorrenza. Non siamo assolutamente ai livelli della serie Souls, ma bisogna comunque riconoscere che i ragazzi di Deck13 e CI Games sono riusciti a confezionare un prodotto veramente valido e che non si lascia oscurare troppo facilmente dall’ombra del suo “mentore”.
Anche i checkpoint, ad esempio, richiamano alla grande il titolo di From Software. In Lords of the Fallen sono rappresentati da grossi cristalli fluttuanti di colore rosso, che possiamo trovare in alcune zone delle mappe (e comunque molto più frequentemente dei falò di Dark Souls); oltre a permetterci di salvare la partita, questi hanno il potere di ripristinare anche tutte le pozioni della salute e della magia. Ovviamente ci sono alcune limitazioni, ad esempio: se un nemico si trova in prossimità del cristallo, esso si disattiva e diventa di fatto inutilizzabile fino alla liberazione del campo di battaglia. Inoltre, se utilizzato troppe volte, il cristallo limiterà il ripristino delle pozioni di salute. Al cospetto dei suddetti checkpoint il giocatore può decidere di spendere i punti abilità e i punti magia ottenuti durante gli scontri con i nemici per aumentare il livello del nostro personaggio, oppure per potenziare i poteri magici. Ed ecco che entra in gioco un’altra similitudine con lo spietato Dark Souls: i punti esperienza accumulati andranno perduti a seguito della nostra morte, a meno che non si è rapidi a recuperarli tornando sul luogo dell’ultimo decesso (esattamente come con le anime in DS). Ma attenzione, più tempo passerà prima del recupero, meno punti troveremo ad attenderci. Il consiglio è quello di gestire al meglio il bottino accumulato, spendendolo con oculatezza presso i vari checkpoint.
Durante la nostra avventura potremo rinforzare l’equipaggiamento di Harkyn con una vasta gamma di oggetti speciali e rari (armature, elmi, armi, scudi e rune magiche), ottenibili sconfiggendo i vari nemici (compresi i sette boss principali) che si opporranno al nostro cammino, oppure saccheggiando i bauli sparsi nella mappa di gioco. Molti di questi non saranno affatto facili da trovare, e bisognerà setacciare a fondo anche la più piccola delle stanze per scovarli. Anche un semplice armadio potrebbe nascondere l’entrata per un passaggio segreto. Inoltre, ben occultate tra i cunicoli e le macerie, ci saranno delle misteriose pergamene che ci daranno l’occasione di conoscere diversi retroscena sulla storia di Harkyn . Da segnalare, poi, la presenza di alcuni portali magici; quest’ultimi permettono di accedere alla dimensione dei Roghar, dove avremo la possibilità di affrontare delle sfide, progressivamente sempre più impegnative, che offriranno delle proficue ricompense. Anche qui il consiglio è di non saltare nemmeno uno di questi portali. Il loot è importantissimo in Lords of the Fallen, e tra gli oggetti che non dovranno mai mancare nel nostro inventario ci sono le Rune. Esse potranno essere combinate con armi, armature e scudi grazie all’aiuto del fabbro, un bizzarro personaggio che incontreremo solo dopo alcune ore di gioco. Durante il corso della nostra avventura faremo conoscenza con diversi personaggi “secondari” che ci chiederanno di aiutarli a svolgere alcune mansioni, che fondamentalmente vanno a tradursi nelle classiche missioni extra. Si tratta di cose di poco conto, che prevedono quasi sempre il ritrovamento di oggetti in cambio di armi o chiavi per accedere a scrigni o stanze segrete. Anche Lords of the Fallen, come ogni buon gioco di ruolo, vanta la presenza di un sistema di dialoghi. Quest’ultimi, anche se in numero piuttosto limitato, prevedono quasi sempre risposte multiple che porteranno a cambiare l’andamento della storia. Una seconda run sarà necessaria per conoscere tutte le opzioni proposte dalla trama del gioco. Sul fronte longevità siamo su un livello piuttosto alto, sicuramente superiore alla media dei giochi attuali: esplorando a fondo la mappa (che fondamentalmente si suddivide in due macro-aree) sarà possibile superare anche le 20\25 ore, ovviamente senza calcolare le morti e i relativi game-over a cui si andrà incontro. Se invece vi limiterete a seguire la sola storia principale, andando spediti fino al traguardo, finirà tutto in una quindicina di ore.
Armatura scintillante
Lords of the Fallen è mosso da un motore grafico creato appositamente, chiamato Fledge Engine. Quest’ultimo svolge un discreto lavoro, soprattutto per quanto riguarda gli effetti di luce e particellari. I riflessi del sole sulle armature, le scintille provocate dall’urto delle armi sugli scudi, i dettagli delle stoffe sui mantelli: tutto di una qualità sorprendente. Il sistema di illuminazione lascia a bocca aperta in più di un’occasione, trasportando il giocatore in location con giochi di luce e ombre perfetti. Di notevole qualità anche il comparto audio, con effetti sonori e musiche di sottofondo (specie negli socntri con i boss) veramente di prim’ordine. I difetti però non mancano, e tra quelli più evidenti c’è da segnalare la presenza di alcuni bug molto fastidiosi, di un effetto tearing troppo marcato, di un framerate non sempre stabilissimo e di una gestione della telecamera da rivedere; elementi che – purtroppo – vanno a sporcare il quadro generale dell’opera.