PS Vita è morta!
Quante volte avete sentito questa frase negli ultimi anni? Scommettiamo che non si contano più neanche sulle dita di cento mani. In effetti l’ultima console portatile di Sony non è che stia brillando troppo di vita propria, anche a causa dell’abbandono quasi assoluto da parte di Sony stessa del supporto alla propria macchina in favore di Playstation 4. Fortunatamente ci pensano gli sviluppatori indie e gli sviluppatori giapponesi a dare una considerevole linfa vitale alla console. È vero che non sono molti i giochi giapponesi che raggiungono i nostri lidi, tuttavia negli ultimi anni molti publisher nipponici hanno aperto le porte all’occidente, permettendoci di avere tra le mani molti titoli che fino a pochi anni fa erano ad esclusivo appannaggio dei gamers orientali. Lost Dimension, sviluppato da Lancarse e pubblicato da Atlus, è la prova di questa nuova tendenza, ed è una prova che ci è piaciuta.
Undici piccoli indiani
Il mondo è in pericolo. Un misterioso individuo di nome “The End” vuole distruggere la Terra, e gli eserciti di tutto il mondo non riescono a fermarlo. Dopo svariati tentativi, le Nazioni Unite decidono di affidare la missione ai S.E.A.L.E.D., una task force di ragazze e ragazzi dotati di poteri speciali che rappresentano l’ultima speranza di fermare The End e salvare l’umanità.
Il protagonista è Sho che, come spesso accade in questi giochi, ha perso la memoria e non ricorda nulla del suo passato. Quello che sa è che fa parte dei S.E.A.L.E.D., e che ha qualche sorta di strana connessione con il malvagio “The End”. Nel corso della partita potrà stringere ogni genere di rapporto con gli altri membri della squadra, che in battaglia garantiranno un affiatamento in più, rendendo certe combinazioni devastanti. Tuttavia c’è un problema: ad ogni piano sarà presente nel nostro gruppo un traditore che dovremo scovare, ed è qui che subentra la chiave di volta della storia di questo gioco.
Sho dovrà stringere relazioni e parlare con i suoi compagni al fine di scoprire chi è il vero traditore, e per farlo dovrà utilizzare il suo potere speciale, la “Deep Vision”, che gli permette di vedere i pensieri dei suoi compagni e di sentire le voci sospette nel corso dei livelli. Il problema sta nel fatto che non potremo utilizzare la visione che un numero esiguo di volte, e di conseguenza dovremo avere i sospetti ben fondati su qualcuno, visto che se viene eliminata la persona sbagliata, al piano successivo avremo due traditori nel gruppo. La genialità di questa meccanica si traduce in una tensione crescente ad ogni piano, che ci porta a sospettare di un personaggio che avremmo voluto avere al nostro fianco fino alla fine e che siamo controvoglia costretti a eliminare, altrimenti le conseguenze da pagare sarebbero molto più care nel breve periodo. Altra piccola nota positiva è la dinamicità del gameplay, visto che ad ogni New Game i traditori cambieranno scelti casualmente. Questo favorisce non poco la rigiocabilità.
Caccia al traditore
Il gioco si suddivide in due fasi ben distinte di gameplay. La prima è relativa alla parte più “Visual Novel” dell’esperienza. Dovremo dialogare con i compagni, stringere rapporti più profondi con quelli che ci piacciono di più o semplicemente rafforzare il legame per avere una migliore sintonia in battaglia. Naturalmente ci saranno alcune chiacchierate molto lunghe e sopratutto molto importanti, visto che da alcune frasi potremo capire chi è il traditore, o perlomeno potremo avviare i nostri sospetti. Naturalmente è necessaria una media conoscenza dell’inglese, visto che il gioco non è localizzato in italiano.
La seconda è ovviamente relativa alla vera e propria battaglia. A differenza di molti altri T-JRPG a turni, in questo i nostri compagni saranno sempre attivi al nostro fianco, e se presenti nelle immediate vicinanze ci daranno il proprio supporto tutti assieme. Questa peculiarità rende molto semplice il gioco in determinate sezioni, dove potremo sconfiggere facilmente un nemico tosto proprio grazie ai ripetuti “assist” che i compagni vicini ci forniranno. Se ne abbiamo al nostro fianco tre, e attacchiamo il nemico, lo faranno anche loro, e così via ad ogni turno. Si tratta di una meccanica vincente e capace di decretare il successo anche in situazioni disperate, a patto di saperla padroneggiare.
Un’altra meccanica particolare è il sistema “Defer”, che ci permette di effettuare una mossa con il personaggio di turno, passando la palla ad un altro che precedentemente ha fatto la propria mossa. Abbiamo il medico vicino al soldato che abbiamo usato poco prima e non abbiamo nessuno da curare? Basta usare il Defer e passare la mano di nuovo al soldato, che potrà utilizzare un altro turno. Anche qui parliamo di una meccanica molto semplificante, ma come sempre bisogna saperla usare.
Ogni personaggio avrà il proprio ruolo, da medico a soldato a ruoli di supporto o di attacco dalla lunga distanza. Ce n’è per tutti i gusti. Ovviamente tutti i personaggi avranno i propri “doni” come per esempio la piromanzia o la telecinesi, che potranno essere usate in battaglia ottenendo effetti devastanti su un determinato tipo di nemici. Questi doni (Gift in inglese) saranno ovviamente potenziabili livellando i nostri eroi, e quelli dei compagni traditori eliminati nelle fasi successive non andranno persi, ma saranno applicabili ad un altro personaggio a nostro piacimento sotto la voce materia.
Ci sarà anche un mini-gioco particolare nel corso del gioco, che si chiamerà “Deep Vision” e ci permetterà di leggere i pensieri di un determinato personaggio, per scoprire se è il nostro traditore o meno. Si tratta del potere speciale di Sho, il protagonista, che tramite il menù “Vision” ci permetterà di vedere i sospetti sui personaggi, gli esiti delle votazioni o ci permetterà di marcare i nostri sospetti missione per missione. Si tratta di una parte fondamentale del gioco e va costantemente tenuta sott’occhio.
E il resto?
A livello tecnico il gioco purtroppo rasenta la mediocrità. Su Playstation Vita la cosa risulta meno problematica grazie allo schermo più piccolo, mentre su Playstation 3 il gioco sembra provenire direttamente da Playstation 2. Fortunatamente non è uno dei punti fondamentali di un T-JRPG, tuttavia vedere dei cali di frame nelle situazioni più caotiche con un comparto grafico-tecnico vecchiotto non è proprio il massimo. Di buona qualità invece i disegni e le musiche, anche se troppo ripetitive queste ultime.
Purtroppo la longevità generale del titolo non è molto ampia visto che in 20/25 ore si può portare a termine. Non è poco in paragone ad un gioco normale, ma per un JRPG Tattico non è neanche tantissimo. Chiaramente si possono aggiungere comodamente una decina di ore cercando di migliorare i punteggi di ogni mappa e livellando i nostri personaggi, e per la battaglia finale ce ne sarà bisogno.
La difficoltà del gioco è inoltre un altro punto a sfavore del titolo dei Lancarse. Il gioco inizialmente ci permette di scegliere tra Facile e Normale, e in tutte due le difficoltà la sfida è assolutamente squilibrata. I primi tre piani della torre sono molto semplici, mentre alcuni livelli degli ultimi piani e il boss finale sono assurdamente più difficili. Quindi potenziare i personaggi diventerà una priorità dal quarto piano della torre in poi.
Pro
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Contro
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