Recensione Metal Gear Solid V: Ground Zeroes
Metal Gear Solid è stata una di quelle saghe che, nel tempo, si è evoluta in maniera massiva. Questo senza snaturare l’essenza di gioco, anzi, Kojima è stato capace di esprimere tutto il suo potenziale creativo a suon di capolavori. Metal Gear Solid è stata ed è una delle migliori saghe videoludiche della storia.
Con Metal Gear Solid V: Phantom Pain Hideo Kojima si è detto pronto a rivoluzionare quella che è stata una formula vincente, arricchendo il corposo comparto narrativo e ludico con una rivoluzione netta dello stealth.
Proprio per questo sono stati eliminati i corridoi o qualsiasi altra forma di indirizzamento nel proseguo delle aree. Ora avremo una mappa a disposizione, un obbietto da raggiungere, e una vasta scelta di modi per raggiungerla. Nessun vincolo, nessuna costrizione. Tutto questo ha ridefinito una meccanica di gameplay che ormai sembrava accusare il peso degli anni.
Questo cambio di rotta non poteva essere esplicato in un semplice tutorial da 5 minuti.
Così, Kojima ha creato il prologo di Metal Gear Solid V: Phantom Pain, ossia Metal Gear Solid V: Ground Zeroes per permetterci di vivere una piccolissima porzione di quel che sarà il “vero” MGSV.
Quando parliamo di piccolissima porzione, stiamo parlando effettivamente di una piccolissima porzione. Definito come una “demo” dalle proporzioni più corpose, Metal Gear Solid V: Ground Zeroes fa comunque il suo lavoro.
Il filmato introduttivo è qualcosa di epico e sublime. Questo “capitolo” si pone tra Peace Walker e Phantom Pain e vedrà il caro Snake, alias “Big Boss”, impegnato in una missione di recupero.
Chico e Paz saranno gli ostaggi da salvare. Un personaggio che viene introdotto in questo capitolo è Skull Face, misterioso capo della XOF (anagramma di FOX), e forse antagonista di Snake in The Phantom Pain.
Appena terminato il filmato inziale sarete colti da un senso di smarrimento. Come scritto pocanzi , dimenticate qualsiasi cosa che riguardi i vecchi capitoli della saga. Avrete un punto da raggiungere e una libertà d’azione pressocchè infinita per visitare e copletare obbiettivi secondari. Nessun tempo a disposizione. Come, dove e quando lo deciderete voi.
Con il fido binocolo saremo chiamati ad analizzare ogni zona che ci accingeremo a visitare, così da marcare i nemici, le aree d’interesse e addirittura “origliare” (tramite il microfono contenuto nel binocolo) le conversazioni tra i soldati.
Questo servirà non solo alla missione principale, ma anche a scovare le diverse musicassette di Chico e le toppe XOF, facenti parte delle missioni secondarie di Metal Gear Solid V: Ground Zeroes.
Per ottenere sempre più informazioni sulla missione principale e sulle attività secondarie, potremo sorprendere le guardie alle spalle e scegliere una delle tre opzioni disponibili. Potremo stordirle, ucciderle o interrogarle.
Una delle novità più marcate è il bullet time. Saremo in grado, subito dopo esser stati scoperti, di annientare un nemico prima che dia l’allarme. Tutto questo muovendoci per pochissimi secondi “alla Max Payne”. Feature utile, ma che sicuramente non piacerà ai puristi della serie. Così come la mancanza di altri segni che contraddistinguono da sempre la saga di Snake. Il bussare contro il muro, usare degli scatoloni per nascondersi, l’indicatore del camuflage. Insomma, un bel pò di roba che mancherà ai tanti che giocano da sempre a questa serie.
Tutto questo si sposa però con le nuove dinamiche scelte da Kojima. Potremo infatti affrontare chiunque a fucile spianato, o semplicemente alla vecchia maniera, come fantasmi nell’ombra. Le meccaniche, in entrambi i modi, funzionano in maniera impeccabile. E l’una non sminuisce l’altra. Questo porta una vena action in Metal Gear Solid V: Ground Zeroes più marcata rispetto ai suoi predecessori. E questo non è un male, visto che sia la componente stealth che quella action sono ben bilanciate e strutturate.
La nota dolente di tutto questo ben di Dio è la longevità. Se vi limiterete a coprire la sola missione principale, potrete completarla in meno di due ore. Due ore che aumentano se contiamo le missioni secondarie, la missione speciale “Deja Vu” (esclusiva PS4, mentre per Xbox One avremo Raiden in “Jamais Vu”) dedicata al primo MGS uscito su PSone, ed una rigiocabilità media.
Altro tasto dolente è il prezzo. Sia in versione retail su disco che nella versione digitale, il prezzo è comunque eccessivo per un pacchetto contenuntistico troppo povero.
Snake non è Next
Non lasciatevi ingannare dal sottotitolo. Metal Gear Solid V: Ground Zeroes è un gioco che a livello di gameplay è capace di esprimere tantissimo. Sotto il profilo grafico un po’ meno.
Se su old-gen (Xbox360 e PS3) il gioco si presenta come “il canto del cigno”, capace di sfruttare ogni singola componente di entrambe le console, su next-gen le cose non vanno effettivamente così.
La natura cross-gen del titolo rivela un comparto grafico non proprio stratosferico.
La versione PS4 è Full HD ed ha un frame rate fisso sui 60 fps. Nonostante questo, non si raggiungono risultati degni di nota come accaduto, ad esempio, per Killzone: l’effetto sloga mascella non c’è stato. Bassa interattività degli ambienti e alcune texture decisamente non next-gen.
Nonostante questo, il comparto tenico regge alla grande e regala emozioni non da poco.
Ci si aspettava di più dal nuovo FOX Engine, ma evidentemente Kojima e i suoi hanno bisogno di ancora un po’ di tempo per ottimizzarlo a dovere per le nuove console.
Il comparto in cui il titolo merita un voto pieno è quello audio. Grandissimi temi musicali che portano, tra gli altri, Here’s to You di Ennio Morricone. Un doppiaggio in lingua inglese di altissimo livello e la solita cura nel dettaglio per l’effettistica.