Durante gli annunci dell’E3 2014, Microsoft riuscì ad incuriosire l’intero pubblico della conferenza con il trailer di un gioco davvero interessante e che fino a quel momento era ancora sconosciuto a tutti. Stiamo parlando di Ori and The Blind Forest, action\platform in 2D sviluppato dal piccolo team dei ragazzi di Moon Studios. Le atmosfere fantasy e quel forte senso di gioco retrò hanno fatto innamorare fin da subito l’intera utenza , compresi noi. Dopo circa un anno, Ori and The Forest è stato finalmente rilasciato (in esclusiva) sullo store digitale di Xbox One e su Steam. Ci abbiamo giocato intensamente in questi giorni, gustandocelo nei minimi particolari; ed ecco, quindi, il nostro personale verdetto.
Lontano, in una foresta incantata…
La storia di Ori and The Blind Forest è ambientata nella foresta magica di Nibel, caratterizzata da sempre da un clima di pace e di serenità. Sulla montagna più alta sorge il grande albero sacro della luce, cuore pulsante che dà vita alla foresta . Durante una notte, un piccolo spirito che viveva da sempre sui rami dell’albero viene spinto via da un forte soffio di vento, cadendo al suolo. Lo spirito, protagonista dell’avventura, ha le sembianze di una tenera volpe bianca.
Il suo nome è Ori. Allontanato dal proprio habitat, Ori si ritrova solo ed impaurito a vagare per la foresta, finchè non incontra Naru, una pacifica e goffa creatura (una specie di orso pacioccone) che si prenderà da subito cura di lui, accudendolo proprio come un figlio. Ma la pace che da sempre regna nella foresta di Nibel è destinata, purtroppo, a cessare. Uno spirito malvagio, Kuro, è intenzionato ad annientare la luce dell’albero sacro (la motivazione sarà chiara solo verso la fine del gioco) e provocare la morte di tutti gli abitanti della foresta. Carestia e siccità non tardano così ad arrivare: gran parte della flora e della fauna locale comincia tragicamente a morire, compreso il docile Naru, il quale si sacrifica per salvare la vita del piccolo Ori. Quest’ultimo, allo stremo delle proprie forze, fa una nuova conoscenza. Si tratta di Sein, una sorta di sfera lucente che lo guiderà nella sua avventura, il cui scopo è quello di riportare la luce (e quindi la vita) a Nibel.
Il classico Metroidvania….o quasi
Come già accennato in apertura, Ori and the Blind Forest si presenta come un classico platform in 2D a scorrimento orizzontale, dall’anima principalmente arcade. Il gameplay è tipico del genere metroidvania, con un intenso sistema di backtracking che ci permetterà di ritornare ad esplorare aree della mappa già visitate in precedenza ed accedere a zone segrete raggiungibili solo dopo aver sbloccato determinate abilità. Il titolo di Moon Studios fa ricorso, infatti, anche ad alcuni elementi tratti dai più classici RPG. Nel corso della sua avventura, il nostro protagonista avrà la possibilità di sbloccare nuove abilità (ad esempio: il doppio salto, la scalata rapida e l’attacco a bomba) e, allo stesso tempo, potenziare altre caratteristiche già presenti. Le nuove abilità ottenute ci permetteranno di accedere a zone precedentemente inaccessibili e raggiungere oggetti utili per il proseguimento del cammino, come frammenti di mappa e chiavi per aprire determinate porte. Attraverso un’apposita sezione sarà possibile potenziare alcune delle caratteristiche di Ori, come l’attacco (azionabile con la pressione del tasto X) e l’assorbimento di sfere magia. Ogni nemico ucciso ci donerà dei punti luce; essi , una volta accumulati, potranno essere spesi per i potenziamenti, e il menù dedicato a quest’ultimi sarà accessibile solo attraverso i checkpoints. Ma attenzione, è proprio qui che il gioco comincia a mostrare il suo lato sadico.
I checkpoints, infatti, potranno essere totalmente gestiti dal giocatore, ma avranno un prezzo. Per crearne uno (attivabile tenendo premuto il tasto B) bisognerà sacrificare una sfera di magia; se non se ne avrà nessuna a disposizione, il checkpoint non potrà essere attivato e quindi, in caso di morte (e vi assicuriamo che in questo gioco si muore SPESSO), toccherà ripartire dalla zona precedente e rifare l’intera sezione. Fortunatamente le sfere di magia non saranno difficili da trovare (le si potrà ottenere distruggendo alcuni cristalli azzurri) e con il procedere del gioco potranno anche essere accumulate in numero maggiore. Aspettatevi comunque luuuunghe fasi di Trials and Error…aggiunte ad un respawn infinito e quasi immediato dei nemici. Ori and the Blind Forest, da come avrete capito, non è un “giochino semplice”, e in più di un’occasione metterà davvero a dura prova i vostri nervi. Ma da buon platform che si rispetti, saremo ripagati da quel carissimo senso di gratificazione che si presenterà ogni volta che riusciremo a superare i vari ostacoli, fino alla fine dell’intera avventura (per un totale di circa 10 ore). Peccato solo per l’assenza (quasi) totale di “Boss-Fight”.
Luci ed ombre a Nibel
Sul lato tecnico c’è davvero poco di cui lamentarsi. Graficamente il gioco è uno spettacolo per gli occhi, con un design ricco di elementi unici. Gli scenari che si presentano come dei veri e propri disegni fatti a mano, i sublimi effetti di luce che contrastano con le ombre della foresta incantata e i toccanti brani musicali che ci accompagnano per tutta la durata dell’avventura, fanno di Ori un titolo praticamente perfetto sotto questo punto di vista. Un mix perfetto di poesia e magia. Un vero omaggio, lasciatevelo dire, al grande cinema di animazione. L’unico neo (che riguarda la sola versione Xbox One) lo si può trovare forse nei micro cali di frame rate che vanno a manifestarsi durante le sezioni più concitate. Niente di trascendentale, una prima patch ha già quasi risolto il problema.