Recensione Saint Seiya: Soldiers' Souls

Il tuo rapporto con la saga di Saint Seiya è quello di uno che non ha vissuto i fasti della serie, mancando di qualche anno l’epoca delle prime trasmissioni italiane e quindi finendo inevitabilmente per perderli. Hai comunque cercato di avvicinarti alla serie di recente, grazie anche al lungometraggio distribuito nelle sale lo scorso anno, e speravi di ottenere con questo titolo un ulteriore incentivo che ti spingesse a recuperare il manga di Kurumada. Una speranza destinata a rimanere vana.

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Il bello della licenza

Le premesse erano piuttosto invoglianti: il titolo detiene il titolo di roster più vasto tra i titoli sulla saga, offrendo quindi sia un’ottima possibilità per i neofili della saga, sia un valido acquisto per i fan più attempati. La modalità single player copre interamente gli archi narrativi della saga, anche se la narrazione è spesso lasciata alla voce del narratore, mentre le animazioni delle cutscene si riducono a brevi movimenti preimpostati (come quello della bocca). Quello che si ritrova tra le mani il giocatore è un guscio vuoto, uno scheletro incapace di far rivivere ad un neofilo le emozioni della serie animata, mentre dubito che possa rendere giustizia ad un appassionato.

Il titolo comunque offre diverse modalità alternative alla campagna principale: una modalità versus multiplayer sia locale che online; un modalità torneo fino a otto partecipanti, simile a quella vista in altri picchiaduro Bandai Namco; la modalità “cavalieri d’oro”, una sorta di modalità arcade (che è comunque presente nella sua accezione standard) che permette al giocatore di affrontare tutti i cavalieri d’oro, richiedendo una battaglia perfetta per poter accedere alla difficoltà successiva.

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Cavalieri dell’Ordinario

Nel genere dei picchiaduro spesso innovazione non è sinonimo di successo, o almeno questo è quello che crede Bandai Namco: il marchio videoludico nipponico sembra voler stare sulla difensiva, offrendo un gameplay piuttosto canonico e simile a quello visto nel titolo precedente, Brave Soldier. In particolare i combattimenti sembrano troppo impostati sulla difensiva: spesso ci si ritrova in situazioni di stallo in cui attaccare significa esporsi all’eventuale contrattacco del nemico, quindi conviene aspettare il momento giusto rendendo il combattimento più lento. Le arene sono molto ridotte e viene privilegiato il combattimento ravvicinato, anche perchè si può raggiungere l’avversario con un breve scatto. Il parco mosse speciali è molto vasto tanto che ogni personaggio ne conosce due standard più una mossa “Big Bang”, attivabile solo quando il cosmo del cavaliere raggiunge il settimo senso.

Dal punto di vista grafico il titolo riprende la tecnica di adattamento di animazione 2D su dei poligoni tridimensionali, già utilizzato in altri titoli: uno stile grafico che ormai risente del peso degli anni e sarebbe apprezzabile un’innovazione, magari sfruttando il potenziale del nuovo hardware. Apprezzabile la scelta di inserire frame tratti dall’anime nelle scene di intermezzo delle mosse speciali, mentre si sente la mancanza del tanto amato/odiato doppiaggio italiano.

Pro

  • Licenza di tutta l’opera
  • Gameplay solido…

Contro

  • …ma fin troppo inflazionato
  • Grafia non all’altezza dell’hardware
  • Doppiaggio solo giapponese