Recensione The Last of Us Remastered
Ad oggi, basterebbe solo il titolo della recensione a dire tutto sul capolavoro esclusiva Playstation di Naughty Dog.
Definito all’unisono dalla critica mondiale come il videogioco simbolo di una generazione, e uscito lo scorso anno su PS3 , questo “The Last Of Us” ha dalla sua cosi tanta carne al fuoco da rimanere senza fiato.
Quando Naughty Dog presentò al mondo il primo trailer della versione Remastered del suo titolo, la reazione dei fan fu positiva. L’idea di sfruttare il nuovo hardware Sony, e di portare a nuova vita un titolo già grandioso su PS3, ha stuzzicato non poco i palati di noi videogiocatori. A differenza delle tante rimasterizzazzioni uscite nell’ultimo periodo (alcune degne di nota ed altre meno) il titolo si presenta davvero solido, e con le carte in regola per riconfermarsi ancora una volta il capolavoro indiscusso.
Siete pronti? Prerate la maschera antigas, ci sono delle spore.
Mamma l’apocalisse
La trama (rimasta totalmente invariata rispetto all’originale) inzialmente potrebbe trarre in inganno, ma non è cosi tanto scontata.
Una pandemia mondiale ha messo in ginocchio il genere umano. Un fungo, il Cordyceps (realmente esistente in natura ma non letale per l’uomo) tramite spore si insidia nel cervello umano e ne modifica i tratti caratteriali. In poche parole trasforma l’ospite in un’animale da guerra senza cervello. Basta un morso, e comincia la metamorfosi. Metamorfosi che non ha una tempistica precisa, ma varia da individuo ad individuo. Questo ha portato l’umanità a combattere per la propria sopravvivenza. Ad uccidersi per accaparrarsi razioni e proiettili aggiuntivi.
Il gioco parte esattamente durante l’esplosione della pandemia. Joel, il protagonista, è costretto a fuggire con sua figlia e suo fratello.
Il resto della trama lo scoprirete nel caso decideste di giocarlo per la prima volta.
Ma fidatevi, l’evoluzione del plot narrativo è continuo, ricco di colpi di scena, pathos e coinvolgimento massivo di ogni tipo di emozione.
Dalla paura all’ansia, dalla serenità ai sussulti per lo spavento, dalle lacrime ai sorrisi.
Tutto il plot narrativo e la caratterizzazzione dei personaggi, principali e non, risulta essere di altissima qualità. Nessun calo nella narrazione ne nel proseguo dell’avventura.
Assolutamente superlativo.
Joel passami il Joypad
Con una trama cosi ben articolata non poteva mica esserci un gameplay anonimo. E i ragazzi di Naughty Dog, anche in questo, hanno centrato in pieno l’obbiettivo.
The lLast of Us è strutturato principalmente come un action-adventure con meccaniche stealth, elementi tps e survival game. Il tutto ammalgamato in maniera uniforme. Attenzione però, a disposizione non avremo nè un agente segreto attrezzato di gadget super tecnologici, nè un poliziotto in cerca di vendetta con tanto di bullet-time. Joel è un sopravvissuto, marchiato da una perdita inestimabile, e da una rabbia profonda che solo un sopravvissuto senza niente da perdere può avere.
Ci ritroveremo ad esaminare con calma ogni area, premeditando la giusta mossa ed eventualmente la giusta strategia per procedere.
Dimenticate Rambo. Se siete tra coloro che in una situazione prediligono il semplice “spara a qualsiasi cosa che si muove” vi sbagliate di grosso.
Vi ritroverete ad essere crivellati di colpi e/o sbranati da qualche creatura del gioco.
Le munizioni sono contate, e i momenti di relax tra uno scontro e l’altro sono di solito dediti alla ricerca e raccolta di eventuali munizioni o oggetti per la costruzione di gingilli da guerra e collezionabili.
Proprio la costruzione dei vari attrezzi da guerra richiederà un’esplorazione dettagliata dell’area in cui ci troviamo. Trovati questi “ingredienti” potremo produrre armi come molotov, bombe di chiodi, medikit per curarci o meglio ancora semplici coltelli.
Attenzione però. La costruzione dei sopra citati oggetti richiederà un determinato numero di oggetti da raccogliere in giro per le varie location. Inoltre bisognerà aprire lo zaino e fabbricarli sul momento. E tutto questo in tempo reale, senza che il gioco vada in pausa.
Quindi scegliete bene i momenti in cui farlo, perché durante la battaglia non avrete un solo attimo di respiro. Per ciò che riguarda le bocche da fuoco, si partirà inizialmente con una pistola ordinaria, e proseguendo nella storia otterremo armi sempre più letali.
Una volta prodotto, tutto questo ben di dio vi sarà utile contro la mole di nemici che incontreremo sul nostro cammino.
Uno di questi è rappresentato dai nemici umani, i cosidetti cacciatori. La loro strategia vi lascerà a bocca aperta. Se sarete individuati faranno gioco di squadra, e vi accerchieranno, lanciando una molotov per stanarvi dal vostro eventuale nascondiglio.
In poche parole, l’intelligenza artificiale funziona a dovere. E vi darà del filo da torcere.
Ad aiutarvi, durante alcune fasi più coincitate (ma presente in qualsiasi momento del gioco) c’è la modalità ascolto.
Joel potrà accovacciarsi e, concentrandosi, potrà captare i movimenti dei nemici anche attraverso i muri. Questa feature è ovviamente opzionabile. I più coraggiosi potrebbero decidere di non utilizzarla.
Anche se nelle aree infestate dagli infetti l’uso di questa modalità sarà davvero utile (sopratutto per i neofiti).
Come era logico aspettarsi, i nemici non saranno solo i cacciatori, ma anche (e sopratutto) gli infetti.
Se gli scontri con i primi possono sembrare molto difficili per la mole di tattiche utilizzate, gli scontri con i gli infetti vi porteranno via ancora più paura e capelli bianchi.
Iniziamo col dire che esistono tre diverse forme di infetti ed ognuna rappresenta un particolare stadio della mutazione:
- Runner: sono ancora in grado di vedere, rapidi e aggressivi ma non pericolosi se presi singolarmente.
- Stalker: Dotati di una potenza superiore rispetto ai runner e capaci di nascondersi. Il neo è la vista, meno potente dei runner.
- Cliker: Infetti completamente ciechi e lenti ma con un udito e un olfatto fuori dal comune. Saranno in grado di uccidervi all’istante, se sarete scoperti.
- Bloater: Enormi ammassi di spore che uccidono in un colpo se attaccano corpo a corpo, a distanza con grappoli di spore simili a bombe fumogene.
Non lasciatevi ingannare dalla limitata varietà di nemici. Ogni battaglia dovrà essere pianificata singolarmente , e mai nessuna sarà uguale all’altra. Complice una varietà delle ambientazioni sensazionale.
Joel 1, Joel 2, Joel 3
Il comparto multiplayer, come per la versione PS3, si presenta assolutamente povero e poco ispirato.
Se nella campagna, il gameplay di The Last of Us funziona alla perfezione, nella modalità multiplayer sembra perdere un po’ di colpi.
La prima modalità disponibile è “Caccia ai rifornimenti”, da due squadre da 4 giocatori. Ognuno di loro dovrà sfidarsi per raccogliere risorse atte poi a nutrire i mebri in crescita del proprio clan. L’obbiettivo è sopravvivere per 12 settimane, dove ogni settimana rappresenta una partita.
Vedremo impegnate le due squadre con un limite di 20 respawn a partita. Il gioco di squadra sarà fondamentale, nascondersi e prendere alle spalle uno dei migliori modi per attuare le kill e raccogliere oggetti preziosi sparsi per le mappe. Gli scontri si svolgeranno sulle sette mappe standard del gioco più le otto mappe multiplayer aggiuntive dei DLC “Territori abbandonati” già inclusi nella versione PS4.
L’altra modalità invece è sopravissuti, che altro non è che un deathmacth nudo e crudo. Senza respawn e composto da sette match.
Joel, hai acceso PS4?
Eccoci arrivati alla domanda principale che ogni videogiocatore, dinnanzi a questa edizione si pone: The Last of Us Remastered per PS4 deve essere acquistato? Dipende: dipende da tanti fattori che adesso andremo ad analizzare.
Come avrete notat , la recensione non si è mai soffermata (se non in specifici casi) a sottolineare le differenze tra PS3 e PS4. Perchè?
Perchè per ciò che riguarda la trama, il gameplay e tutta l’architettura di gioco su cui poggia TLOU non è stata minimamente toccata in questa edizione.
Chiunque abbia già giocato la versione Old Gen, non troverà sostanziali differenze nei comparti citati in precedenza.
Le sostanziali differenze riguardano sopratutto il comparto tecnico. E non sono solo minime differenze. Qui andiamo ben oltre.
La definizione ha raggiunto, finalmente, lo standard dei 1080p (contro i 720p dell’edizione PS3). E la differenza è assolutamente netta. Nitidezza e profondità sono davvero migliorate, cosi come la qualità visiva generale, il dettaglio sui modelli poligonali dei personaggi principali e non. E tutto questo unito ai 60 fps assolutamente impeccabili.
Certo, in alcune situazioni coincitate si nota qualche sporadico calo, ma nulla di cosi eclatante da rovinare l’esperienza di gioco.
Potrete anche bloccare il frame-rate sui 30fps, ottenendo cosi una cura maggiore per ciò che riguarda le ombre. Ma possiamo assicurarvi che una volta settato tutto sui 60 non tornerete più indietro.
La versione PS4 contiene il DLC multiplayer uscito per PS3 “Territori abbandonati” e il bundle Realismo, che aggiunge un nuovo livello di difficoltà al gioco dal medesimo nome. Senza contare lo splendido DLC single player Left Behind e il “Making of” del gioco, i commenti dei produttori e la modalità fotografica.
Insomma, i contenuti aggiuntivi di questa edizione sono succosi. Così come le migliorie grafiche attuate rispetto alla versione Old Gen.
Sono rimasti alcun problemi a livello di IA, e alcune situazioni di compenetrazione poligonale. Ma siamo comunque su livelli insignificanti e sporadici.