Recensione Toukiden: The Age of Demons

PS Vita, come sappiamo, non ha mai ingranato per bene. Lo dimostrano i pochi titoli di spessore presenti sulla console dalla sua nascita. Tra questi pochi titoli si va ad aggiungere Toukiden: The Age of Demons, un mix tra Monster Hunter e la mitoligia giapponese. Tecmo Koei porta da noi un titolo di grande spessore, ma che non è esente da alcune pecche.
Scopriamo perché.

Attento all’Oni

Il giappone feudale fa da sfondo alla trama di Toukiden: The Age of Demons. I demoni della mitologia giapponese, i cosidetti Oni, hanno invaso il territorio, e ridotto la razza umana alle strette. L’unica speranza per l’umanità sono gli Slayers,una specie di setta che difende il mondo dagli Oni da sempre. La setta accoglierà un nuovo adepto. Ed è qui che entra in gioco il nostro alter ego.
Arriveremo a Nakatsu Kuni , ultima roccaforte ancora inespugnata, dove comincieremo il nostro viaggio. La trama di certo non brilla per originalità: il tutto sa di “già visto”.
Sono i dialoghi e i legami tra i vari personaggi a fare la differenza. Tutto è costruito con una profondità mozzafiato, e le tante sfaccettature donano agli eroi un carisma unico.
Avremo quindi a nostra disposizione un gruppo di personaggi sempre variegato e curato alla perfezione.

toukiden-ps-vita

Sguainate le spade

Molto spesso, giocando a Toukiden, non potrete fare a meno di confrontarlo con il suo fratello spirituale Monster Hunter. Avremo una serie di missioni da portare a termine, immersi in ambienti da esplorare e orde di nemici di ogni genere.
I nemici lasceranno, dopo essere stati sconfitti, oggetti utili per gli upgrade di armi e corazze. Ovviamente il valore degli stessi sarà legato al tipo di Oni sconfitto.
Il fulcro della produzione è dato da Mitama, un sistema che ci consentirà di acquisire le anime dei guerrieri periti per mano degli Oni, e di utilizzarli come strumenti di difesa o attacco. Il tutto condito da una fitta selezione di categorie di appartenenza delle anime. Ogni missione durerà circa sessanta minuti, e la buona riuscita della stessa sarà dettata sopratutto da un saggio utilizzo del Mitama.
Non potrete scontrarvi con i boss senza un minimo di strategia. Dovete scegeliere i Mitama giusti e i membri del vostro party più cazzuti e adeguati. Altrimenti sarà molto facile incappare nel classico Game Over.
Potremo contare, inoltre, su uno scan dell’ambiente che ci circonda. Qualcosa che ricorda (non troppo) vagamente quanto visto in Soul Sacrifice. Tutto questo lo apprenderete per gradi e in maniera complessivamente adeguata.
La curva d’apprendimento infatti, è studiata in maniera impeccabile, donando una longevità più che buona. Una delle pecche di questo sistema di gioco ” a missioni ” è una certa ripetitività dell’azione stessa.
Nonostante questo, possiamo ben dirvi che il gioco vi terrà incollati per circa 35/40 ore.
Una longevità assolutamente notevole, visti gli standard attuali di altre produzioni.

toukiden-ps-vita-pg-2

Orde di Slayers

Ultimamente, quando si parla di multiplayer nelle produzioni di questo tipo, si pensa ad un qualcosa attaccato con lo sputo. Rimarrete piacevolmente sorpresi scoprendo che non è affatto cosi. Toukiden: The Age of Demons è capace di donare le medesime emozioni, e di sprigionare la medesima qualità del single player.
Potremo accedere a diverse lobby e cooperare con gli altri giocatori online. Conquisteremo così nuovi oggetti fiammanti e tanto altro ancora. Potremo andare a caccia di demoni insieme ai nostri amici virtuali. E possiamo rassicurarvi sulla bontà dei server online. Non verrete disconessi nel bezzo di una battaglia, nè subirete lag di vario genere (connessione Adsl di casa permettendo).

Dettagli(Oni) sotto la lente

Il dettaglio grafico di Toukiden: The Age of Demons è assolutamente soddisfacente. I modelli poligonali dei personaggi sono caratterizzati da una cura certosina. Un frame rate stabile ed un design generale che si inspira ai vari Dynasty Warriors. Molte sono infatti le ambientazioni che sembrano somigliare inverosibilmente a quest’ultimo.
La nota dolente è per le ambientazioni. A differenza dei modelli poligonali dei personaggi, queste risultano spoglie e ripetitive. Idem per il parco mostri, ridotto all’osso. Da un titolo del genere ci saremmo aspettati una rosa molto più corposa.

Il comparto audio è assolutamente impeccabile, specie se in cuffia.
Le basi strumentali giapponesi sono quanto di più classico e folcloristico si possa desiderare. In grado di calarvi pienamente nell’atmosfera.